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Alessandra Mussolini alla Boldrini: in punizione dietro l'obelisco

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(G.p) Alessandra Mussolini, euro-parlamentare di Forza Italia è stata intervistata da Giuseppe Cruciani e David Parenzo nel corso di una puntata de La Zanzara, trasmissione radiofonica che va in onda su Radio 24, commentando alla sua maniera la legge Fiano sull'apologia del fascismo e l'uscita della Boldrini sui monumenti fascisti dichiarando: io sono un reato vivente, lei una poveretta.




Per dirla alla Fantozzi, questa legge Fiano è una cagata pazzesca": parole di Alessandra Mussolini, deputato di Forza Italia, ospite a La Zanzara su Radio 24.
E ancora: "Se approvano questa minchiata mi autodenuncio e mi metto una maglietta con la scritta 'W Nonnò. Poi voglio vedere". Poi la nipote del Duce punge la Boldrini: "È da cacciare".
"Con la legge Fiano sono un reato vivente"
"Qualche volta - ammette la Mussolini - quando vado in giro mi riconoscono e mi fanno il pugno chiuso e a me parte la manina tesa, un piccolo polso teso (il saluto romano, ndr). Loro fanno il pugno, a me parte il polso, è spontaneo, mi si alza la mano autonomamente, è un fatto genetico. A me si alza il polso, volete mettermi in galera? Il dna è questo, cosa volete. E' una cosa inconscia".
"Mussolini - dice la parlamentare - fa ancora paura agli imbecilli. Questa è la verità. Ha fatto un sacco di cose positive per l'Italia, lo dice la Storia. Ha fatto di tutto. Molte cose positive. Io sono di parte. Se uno trova un magistrato zelante - dice -può darsi che uno dice 'Vota Mussolinì e ti mandano in galera. Io con la legge Fiano sono un reato vivente". "Questa legge - ribadisce - non è una priorità, non c'entra niente. Il sindaco di Predappio del Pd ci campa coi cimeli di mio nonno. C'è la cripta della mia famiglia, che vogliono fare, distruggerla? La legge si può estendere a tutto. Anche firmare un santino di mio nonno come ricordo. I delinquenti non vanno in galera mentre qui si punisce la discendenza di una famiglia. Hanno paura di una cartolina, di una seduta spiritica. Fatelo contro l'islamismo radicale non su queste minchiate di proporzioni stellari. Se vogliono abbattere qualcosa abbattano tutto, ordinamenti, monumenti, codici, obelischi, strade, ospedali".
"La verità è che spesso mi dicono: se in questa fase ci fosse stato Lui..."- racconta la nipote del Duce. Cruciani poi chiede quali cimeli del fascismo possiede: "Ho di tutto: busti e un bellissimo ritratto in lana del '33 di mio nonno, ho un arsenale". Il conduttore poi imbecca la Mussolini con una domanda sulla Boldrini, che ha dichiarato che alcune persone provano fastidio quando passano vicino a un monumento dell'epoca fascista. Secco il commento delle deputata: "Una poveretta, è da cacciare, si deve dimettere. Non si deve più sedere, deve stare in piedi, in punizione dietro l'obelisco".

A Monza Lealtà Azione entra in giunta. Ad Arbizzoni l'assessorato allo sport

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(G.p)Lealtà Azione entra in giunta a Monza, grazie al neo eletto sindaco Dario Allevi che ha nominato assessore allo sport Andrea Arbizzoni, candidato come indipendente nelle liste di Fratelli d'Italia Alleanza Nazionale ed eletto consigliere comunale con oltre 450 preferenze.
L'elezioni di Arbizzioni non è piaciuta al collega di Repubblica Paolo Berizzi che sulla nomina dell'esponente di Lealtà Azione alla carica di assessore ha scritto un interessante articolo che riportiamo per intero.
In realtà. a differenza di quanto erroneamente afferma Berizzi, Arbizzoni non sarebbe il primo assessore in quota Lealtà Azione, in quanto già nominato assessore sempre a Monza fra il 2009 ed il 2012.


Monza, l'ultradestra in giunta è il primo assessore neonazi.
di Paolo Berizzi

È il primo assessore in Italia che appartiene a una «comunità umana e politica» di ispirazione neonazista: Lealtà Azione. Il movimento nato a Milano nel 2011 e diventato, col tempo, il più numeroso e organizzato nella galassia dell’estrema destra lombarda (ricordate la parata dei saluti romani al cimitero Maggiore il 29 aprile coi militanti di CasaPound?) Lui è Andrea Arbizzoni, 46 anni, monzese, detto “il senatore” dagli ultrà neri del Monza, di cui è stato capo.
Da 48 ore Arbizzoni è il nuovo assessore allo Sport di Monza: lo ha nominato il sindaco Dario Allevi che, dopo la vittoria al ballottaggio del 25 giugno - spodestato il centrosinistra - ha sciolto gli ormeggi alla nuova giunta. Sport, e non solo. Arbizzoni avrà anche le deleghe a eventi, tempo libero, partecipazione e consulte di quartiere. Ma insieme al percorso del neoasessore (candidato con Fratelli d’Italia e eletto con 455 voti), vediamo meglio che cos’è Lealtà Azione.Da tempo sotto la lente del Viminale, dietro LA opera il movimento degli Hammerskins, network internazionale neonazista e antisemita nato negli anni ’80 dopo la scissione con il Ku Klux Klan americano. Nazionalismo, xenofobia, solidarietà per gli “italiani poveri”: sono i capisaldi di LA, fortemente radicata in Lombardia e con una filiale a Firenze. I personaggi di riferimento dei “lealisti”? Leon Degrelle, ufficiale nazista del contingente vallone delle SS, e Cornelius Zelea Codreanu – collaboratore del Terzo Reich e fondatore della Guardia di Ferro Rumena i cui “legionari” compirono nel 1941 una strage di civili ebrei a Bucarest.
Dal passato al presente. I leader di LA sono Stefano del Miglio (presidente), Giacomo Pedrazzoli e Norberto Scordo - già incriminati per tentato omicidio, aggressione a mano armata e lesioni gravissime -, e Fausto Marchetti. Anche lui ultrà monzese, amico di Arbizzoni. Strutturata come CasaPound in diverse sottoassociazioni ognuna con un tema portante (valorizzazione monumenti e simboli dei “Caduti per l’Onore”; escursioni, sport da combattimento), l’ultima prova di forza dei “lupi” – come si chiamano tra loro i lealisti – è stata la commemorazione al Campo X del cimitero Maggiore: mille saluti romani per la Rsi (e oltre 100 indagati dalla Procura per apologia di fascismo). Poi è arrivata Monza, lo sbarco nelle istituzioni.
«Possiamo l’impossibile», ha esultato Stefano Del Miglio il 12 giugno. Altro commento su Fb questo di Marchetti: «Quando LA scende in campo lascia il segno: lo abbiamo fatto l’anno scorso a Milano con Stefano Pavesi (eletto nelle liste della Lega Nord, ndr), e adesso a Monza con Andrea Arbizzoni». Lui, il “senatore”, ha dedicato l’affermazione ai suoi: «Un ringraziamento speciale alla mia Comunità umana e politica di Lealtà Azione, che mi ha supportato fino alla fine». Ora è assessore allo Sport (ruolo già ricoperto dal 2009 al 2012 nella giunta del sindaco leghista Marco Mariani). Quale debito politico dovrà pagare ai camerati neonazi e agli ultrà che lo hanno votato

Uccise a martellate il militante missino Sergio Rossi, condannato in secondo grado a 16 anni

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Il 28 settembre del 2012, nel centro di Salerno,Sergio Rossi, storico militante del Movimento Sociale Italiano fu aggredito alle spalle, derubato e vigliaccamente preso a colpi di martello sul cranio da due extracomunitari.
Sergio Rossi fu aggredito a martellate, come fu evidenziato dal medico legale al termine dell'autopsia di rito Nei sei giorni trascorsi in coma, lo storico attivista missino putroppo non rispese conoscenza, andando oltre il 4 ottobre.
Secondo la ricostruzione dei fatti, operata dai Carabinieri, un passante si sarebbe accorto, intorno alle 22, della presenza di un uomo a terra nei pressi dei portici della centralissima Piazza della Concordia, ed ha dato l'allarme.Nelle tasche dell'uomo, non è stato rinvenuto nè il telefonino, nè il portafogli, una circostanza che fa ovviamente propendere per l'ipotesi di una rapina finita male.
In primo grado per uno scippo finito in tragedia, furono condannati per l'omicidio di Sergio Rossi due cittadini di nazionalità romena, Fanel Gurlea, a 25 anni di carcere ed Elena Bot, a 4 anni e 4 mesi per favoreggiamento.
Ieri pomeriggio la Corte d’Assise d’Appello ha condannato il romeno per omicidio preterintenzionale, riducendo a 16 i 25 anni di pena che gli erano stati comminati in primo grado. Pena ridotta anche per la connazionale Elena Bot, che rispondeva solo di favoreggiamento e per la quale si scende dai 4 anni e 4 mesi decisi dalla Corte d’Assise a 2 anni e 5 mesi nel processo d’appello. A entrambi sono state applicate le attenuanti generiche.

Roghi al Vesuvio, Gioventù nazionale: fallita la prevenzione, intervenga lo Stato

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(G.p) Il Vesuvio è il grande ammalato. Da quasi una settimana è distrutto da incendi che fine non hanno. Le stime degli carabinieri forestali parlano chiaro: quasi 50 ettari di terra bruciata. Delle bellissime pinte, ora arse, solo un triste ricordo.
Sulla questione roghi al Vesuvio è intervenuta con una nota, diffusa alla stampa, Gioventù Nazionale, organizzazione giovanile di Fratelli d'Italia Alleanza Nazionale che chiede, in tempi rapidi, fallita completamente la fase della prevenzione, l'intervento dello Stato.
Nota che pubblichiamo per intero.







Per il secondo anno consecutivo, contestualmente con l'inizio dell'estate, ha avuto inizio la stagione dei continui ed incessanti roghi all'interno del Parco Nazionale del Vesuvio. Questa situazione va avanti da circa un mese e nell'ultima settimana è degenerata ulteriormente, raggiungendo l'apice nella giornata di ieri. Le immagini del Vesuvio in fiamme hanno fatto il giro del mondo, migliaia di ettari di macchia mediterranea sono andati distrutti, la situazione è sfuggita di mano creando un danno ambientale alquanto rilevante. È stata subito accertata la natura dolosa di tutti questi incendi, pertanto non possiamo non chiederci di chi sia la responsabilità di tutto ciò e come sia possibile che un evento prevedibile come questo, proprio perché già accaduto in passato, non sia stato scongiurato da alcun tipo di prevenzione da parte delle autorità competenti, quali il Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca e la sua giunta, il Presidente del Parco Nazionale del Vesuvio Agostino Casillo e il Direttivo che lo assiste alla guida dell'ente. Non è infatti ammissibile, dal nostro punto di vista, che persone profumatamente pagate per tutelare il Parco stesso e la salute dei cittadini che abitano nei comuni circostanti si siano dimostrate pressoché assenti e, pertanto, palesemente incompetenti ed inadeguate. Ci chiediamo, inoltre, come abbia potuto il Governo sottovalutare tale situazione d'emergenza al punto da impiegare una quantità di uomini e di mezzi irrisoria. Forse i mezzi di soccorso e gli uomini costano troppo? Non abbiamo strumenti e fondi adeguati a salvare vite umane e il patrimonio boschivo italiano? Strano Paese quello nel quale si riescono a trovare 20 miliardi di euro per salvare le banche e non le risorse necessarie a tutelare la salute dei cittadini. Il Vesuvio è il cuore di questa Regione, ciò che rende unico il panorama del golfo più bello del mondo, il gigante buono che a volte ci fa paura ma che rappresenta la nostra identità, le nostre tradizioni e le nostre più remote paure. Vogliamo fare un plauso all'operato delle forze dell'ordine e della Protezione Civile che da giorni stanno lavorando incessantemente nonostante i pochissimi mezzi a disposizione, loro rappresentano la parte migliore e genuina di questa Nazione. Ci auguriamo che coloro i quali non riescono ad esercitare in maniera degna ed adeguata gli incarichi affidatigli abbiano il buon senso di dimettersi. Chiediamo inoltre un immediato intervento da parte del Governo centrale che, fatta eccezione per i periodi di campagna elettorale e referendaria, sembra essersi completamente dimenticato dell'esistenza della Campania: FATE PRESTO!

Corsaro, vergognoso post antisemita contro Fiano. Il Pd e sinistra italiana chiedono: "Dimissioni"

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(G.p)Il deputato lombardo Massimo Corsaro eletto nelle file di Fratelli d'Italia Centro destra nazionale ed approdato nelle file di Direzione Italia, il nuovo movimento politico fondato dall'ex forzista Raffaele Fitto è stato autore del seguente post indirizzato a Emanuele Fiano, deputato del Partito Democratico : "che poi, le sopracciglia le porta cosi per coprire i segni della circoncisione.... 
Un forte attacco al deputato Fiano proponente del decreto legge antifascismo in discussione, in questi giorni alla Camera.
Immediata è arrivata la risposta da parte del deputato Fiano che ha affermato con un post su Facebook : si io sono circonciso ed ebreo, orgogliosamente. Massimo Corsaro invece esprime oggi il peggio dell'antisemitismo di stampo fascista.
 L'infelice post del deputato Corsaro non poteva non provocare reazioni da parte della sinistra, che si è schierata, senza se e senza ma con Emanuele Fiano, sostenendo la necessità e l'urgenza del suo decreto.

“Da Corsaro vergognose parole a sfondo antisemita tanto più inaccettabili perchè dette da un parlamentare” commenta il presidente della Camera Laura Boldrini. Il sua vice, Marina Serena, si aspetta “una reazione sulla gravità delle parole di Corsaro da parte del suo gruppo a Montecitorio”.
Solidarietà a Fiano e attacchi al deputato ex Fdi da tutto il Partito democratico. “Spero che Corsaro si dimetta entro stasera se conosce ancora il significato della parola dignità” afferma il segretario del Pd Matteo Renzi. “Solidarietà totale ad Emanuele Fiano” twitta Maurizio Martina, ministro delle politiche agricole e forestali. Per Ettore Rosato, capogruppo dei deputati Pd, “le parole di Corsaro sono indegne: sono certo che lui non si offenderà se lo definisco razzista e fascista”.
“Se qualcuno aveva dei dubbi riguardo alla necessità di una legge contro il fascismo e contro i fascisti si guardi il post dell’onorevole Massimo Corsaro” afferma il capo della comunicazione del Pd Matteo Richetti “un post che non si può commentare per violenza, volgarità e indecenza”.
Stesse reazioni dal resto della sinistra. “Solidarietà del gruppo parlamentare di Sinistra Italiana e di Possibile ad Emanuele Fiano” scrive su Twitter il capogruppo dei deputati di Si Giulio Marcon “Dal deputato Corsaro parole indegne e antisemite che non meritano di essere neanche citate”. “In un Paese civile chi usa parole così schifose e stupide, non dovrebbe nemmeno stare in Parlamento” afferma Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana.

Alessandra Mussolini: se passa la legge sull'apologia mi costituisco

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(G.p)Il collega Andrea Cuomo dalle colonne de Il Giornale, storico quotidiano milanese intervista Alessandra Mussolini, euro deputata di Forza Italia che afferma di essere pronta a costituirsi se passa la legge sull'apologia fortemente voluta dal Partito Democratico e dal relatore Emanuele Fiano
Intervista che riportiamo per intero.




Alessandra Mussolini, la dichiaro in arresto per cognome aggravato.
Lei scherza, ma questa è la verità. Rischio di diventare un reato vivente. Ma le dico: dovesse accadere, sarò orgogliosamente criminale.
Colpa della legge Fiano sull'apologia del fascismo. Cioè di suo nonno.
Una legge che vale per tutti. E' generica e quindi pericolosa.
Chiunque si chiami Mussolini sarà fuorilegge. Ho controllato, ci sono 24 famiglie in Italia che portano questo cognome. Ce ne saranno anche che con il Duce non c'entrano nulla.
In realtà siamo più o meno tutti parenti. Ora, io sono una politica e del mio cognome ho fatto anche una bandiera. Ma si immagini un fornaio che si chiama Mussolini e mette il suo cognome su una busta. Reato! E se io mi presento alle elezioni e faccio dei manifesti con su scritto: vota Mussolini. Reato! Se mi chiedono di firmare una foto con il mio nome? Reato! E se faccio un comizio e il pubblico dei miei elettori grida in coro: forza Mussolini? Arriva la Digos e fa una retata.
Sta forse insinuando che si tratta di una legge stupida?
Sto dicendo che è una legge assurda, che non c'entra nulla con la nostra epoca, con il nostro paese che si vanta di essere sempre all'avanguardia nella battaglia contro ogni discriminazione, contro il razzismo, contro l'omofobia, per i diritti civili, contro il maschilismo.  E poi arriva sta legge.

Legge che però ha illustri difensori. Come ad esempio il presidente della Camera Laura Boldrini
Ecco appunto. La Boldrini che vuole radere al suolo tutti i monumenti costruiti dal fascismo. Quindi abbattiamo tutto l'Eur, il Foro Italico, la stazione di Firenze, Sabaudia, Latina, le strade, le ferrovie, gli stadi. Rimettiamo la palude nella pianura pontina.
E che ci vuole?
Ma si figuri. La Boldrini è un' ignorante. Si imbarchi su una nave Ong e se ne vada alla deriva.
Torniamo a lei come portatrice sana del cognome fuorilegge. La spaventa questa legge?
Guardi, io non sono mai stato quel tipo di persona che chiede la scorta, e si che nella mia vita me ne sono beccata di insulti, suoi social sono spesso bersagliata, ma questo alla fine ce sta, è normale. Ma se iniziano a fioccare delle leggi ad personam che fissano paletti inaccettabili certo che mi preoccupo. Questa legge è inaccettabile sia da un punto di vista costituzionale che da un punto di vista razionale. E' semplicemente inapplicabile.

Ma se alla fine dovesse passare?
L'ho già detto e lo ripeto. Mi metto una maglietta nera con su scritto: forza nonno! e mi costituisco. E guardi che lo faccio davvero.
Non ho dubbi. Ma è forte e libera secondo lei una democrazia che ha bisogno di questi mezzucci per sentirsi libera?
Ma no, una democrazia che partorisce simili meschine leggi si dimostra debole. E si dimostra meschino e mediocre il Partito Democratico, che si fa promotore di leggi anacronistiche, soprattutto in un momento in cui la gente pensa a tutt'altro. Ma lei davvero crede che agli italiani interessa se in uno stabilimento balneare ci sono le foto di mio nonno?
Forse non interesse di più il lavoro che non c'è, i negozi che stanno chiudendo? Ma no, noi stiamo a pensa ai santini.
Ma Fiano
Fiano se non sbaglio non è l'ultimo del Pd. E' un renziano doc, esponente della classe dirigente del partito che pretenderebbe di governarci. Anche se poi mi è pure venuta in mente una cosa.

Prego
Se questa legge fosse stata fatta quando c'era Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini non mi avrebbe difeso ma si sarebbe schierato dalla parte di Fiano. E' per questo che oggi milito in Forza Italia. Un partito liberale. Perché la vera forza sta nella libertà.
Nella sua vita da Mussolini ne avrà viste di tutti i colori.
Eh gliene potrei raccontare un sacco. Ma le racconto solo questa. Un giorno stavo alla stazione centrale di Napoli, affrettandomi per andare a prendere un treno. Un ragazzo mi corre dietro, mi ferma e mi chiede se sono Alessandra Mussolini. Io orgogliosa e vanitosa mi atteggio: si sono io, dico languida.  E lui: ma vaffanculo!
Meglio un vaffa in faccia che questa legge no?
Ma certo. Almeno quel ragazzo me lo disse in faccia. E io infatti mi misi a ridere. Questa invece è una legge da vigliacchi.



Caso Monza, la sfida di Murelli a Berizzi

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(G.p)In un post, pubblicato sulla sua pagina Facebook, l'editore Maurizio Murelli pubblicamente sfida il collega Paolo Berizzi, inviato di Repubblica ad un confronto.
Tale invito al confronto viene scambiato dalla stragrande maggioranza dei media,quotidiano La Repubblica in testa come una minaccia come dimostra l'articolo pubblicato oggi dal quotidiano diretto da Mario Calabresi che rilanciamo per intero.

Caso Monza, minacce al cronista di Repubblica.
Ancora minacce neofasciste per Paolo Berizzi, inviato di Repubblica, da mesi preso di mira con insulti e atti intimidatori da gruppi di estrema destra, e per il quale già a marzo il Viminale ha disposto misure di prevenzione. Il giornalista questa volta è oggetto di intimidazioni da parte di Maurizio Murelli, militante neofascista degli anni '70, condannato a 18 anni per l'omicidio dell'agente di polizia Antonio Marino, ucciso durante una manifestazione neofascista contro le forze dell'ordine il 12 aprile del 1973, il giovedì nero di Milano.
Per commentare un articolo di Berizzi sull'ingresso in consiglio comunale a Monza delle formazione neonazista Lealtà Azione, per i cui appartenenti rappresenta un ispiratore ed un ideologo, Murelli ha pubblicato un post intimidatorio su Facebook.
"Paolo Berizzi, io penso che tu sia un vigliacco che scrive menzogne a pagamento. Anzi, più che un vigliaccio tu sia un "tragicatore" che cerca di suscitare rancori e odio. Stai da tempo inanellando una serie di articoli spazzatura forte della tua impunità e della possibilità di intingere la penna stando nell'ombra. Accetta un confronto pubblico con me, dove ti pare e come ti pare e smentisci il fatto di essere un vile "tragicatore".
P. s presso la "coatteria" tragicatore se è possibile è peggio che infame, perché un infame sostanzialmente è una spia, un tragicatore è colui che crea tragedie.
Berizzi, che si occupa da anni di estrema destra e rigurgiti neonazifascisti, e di recente ha raccontato della spiaggia fascista a Chioggia, nei mesi scorsi ha subito una lunga serie di azioni intimidatorie, in particolare da due formazioni neonaziste, la Comunità militante dei dodici raggi di Varese ed il Manipolo d'Avanguardia di Bergamo.
Prima le minacce di morte sul web poi gli striscioni affissi a Varese, i volantinaggi notturni a Bergamo.Fino al danneggiamento dell'auto sotto casa, con incise sulla carrozzeria una svastica, un crocefisso, e il simbolo delle SS naziste.
Già a febbraio il Viminale, attraverso la questura di Bergamo, aveva disposto una misura di protezione per il cronista rafforzata a marzo.
Dalla parte di Berizzi si schierano i giornalisti di Repubblica: non è la prima volta che Paolo Berizzi viene fatto oggetto di minacce fasciste e criminali. Che non sono mai servite a fermare il suo lavoro, come dimostrano le cronache di questi ultimi giorni. E sarà così anche queste volta. Paolo, al quale va la solidarietà del cdr e dell’intera redazione, come tutti i giornalisti di Repubblica non si lascerà certo intimidire da chi non gradisce e anzi teme le sue inchieste.
Al collega anche la solidarietà della Direzione di Repubblica: "l’ennesimo tentativo di delegittimazione non ci intimorisce né condizionerà il lavoro del nostro collega che da anni è bersaglio di intimidazioni e minacce da parte di gruppi neonazifascisti. Berizzi continuerà a fare il suo mestiere di cronista in piena libertà e avrà “Repubblica” al suo fianco.
Con Berizzi anche la Fnsi: Paolo Berizzi è da tempo nel mirino di militanti di formazioni neofasciste e di estrema destra. Ci chiediamo che altro debba ancora accedere prima che le autorità preposte intervengano per permettere al collega di svolgere liberamente la professione di giornalista.


P.s  Peccato che in questo slancio di solidarietà di redazione, cdr e sindacato nessuno abbia ricordato che giusto un anno fa il consiglio di disciplina dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia aveva censurato Paolo Berizzi per aver scritto un articolo sul bambino di quattro anni che faceva il saluto romano all'asilo senza produrre nessun riscontro ma soltanto una non identificata fonte anonima.
Siamo quindi del tutto d'accordo con il commento di Andrea Colombo, il notista politico del Manifesto:
Mi dispiace per i colleghi della Fnsi, però "Murelli ha insultato Berizzi sfidandolo a un confronto pubblico" in un comunicato ufficiale della Fnsi proprio non si può leggere... Mo' ci manca solo che la "sfida a un confronto pubblico" diventi un insulto...Sarà il caldo....

Fiamma Negrini e i F.i.l quando i grillini fanno gli antifa

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Mentre a Roma il Movimento Cinque stelle si schiera contro la proposta di legge che punisce l’apologia del fascismo, a Sermide e Felonica, in provincia di Mantova non cade nel vuoto l’appello di segno opposto dell’onorevole  Alberto Zolezzi. Il parlamentare mantovano del movimento di Beppe Grillo alcuni giorni fa si era messo a disposizione per chiunque avesse voluto presentare ricorso contro l’elezione in consiglio comunale di Fiamma Negrini, presentatasi con la lista Fasci italiani del lavoro. Una lista che ad onore del vero, da oltre un decennio, regolarmente si presenta alla comunali di questo piccolo paese della provincia di Mantova, solo che alle amministrative di domenica 11 giugno, a sorpresa, questa lista è stata capace di conquistare il consenso di oltre il 10%  eleggendo un consigliere comunale la giovane candidato a sindaco Fiamma Negrini.
Un caso che aveva mosso anche l'intervento del presidente della Camera Laura Boldrini e del ministro dell'interno Minniti.
Ieri due cittadini, hanno presentato ricorso al Tar di Brescia contro l'elezioni in consiglio comunale di Fiamma Negrini, come riporta anche il settimanale Sermidiana.
In una nota, diffusa firmata dal coordinatore nazionale  e promotore della lista Claudio Negrini, dal presidente Giuseppe Ridulfo e dal vice segretario nazionale Vincenzo Stravolo, il movimento si difende dalle accuse che li vengono lanciate, contrattaccando.
Nota che pubblichiamo interamente.




Subito dopo le elezioni, numerose polemiche si erano scatenate contro la lista, accusata tra l’altro di aver utilizzato nel simbolo un Fascio Littorio. Due sono le obiezioni a riguardo di tali accuse: 1) La lista Fasci Italiani del Lavoro è presente sul territorio da oltre quindici anni e nessun cittadino si è mai lamentato della sua presenza alle elezioni. Al contrario, mai come oggi, è stata ben accetta, raccogliendo 343 voti pari al 10,42% 2) Il Fascio presente nella lista, non è il Fascio Littorio, utilizzato durante il Fascismo e quindi contrario alla legge Scelba, ma il Fascio Repubblicano, appartenente alla storia di Roma già diversi secoli prima di Cristo. Fascio riutilizzato da Giuseppe Mazzini quale simbolo della Repubblica Romana nel 1849 ed è rintracciabile nella simbologia del Parlamento Francese e del Congresso degli Stati Uniti d’America. Se chi ha presentato il ricorso con l'aiuto del M5S contro la nostra lista ha paura di nostri ipotetici atteggiamenti antidemocratici, noi gli rispondiamo che ci sembra molto più antidemocratico voler contestare il risultato di un elezione dopo che è stata fatta. Il risultato di un elezione è il frutto di una valutazione da parte degli organi preposti che sono la Commissione elettorale circondariale, e ancora di più della valutazione dei cittadini. Non voler accettare l'esito di una votazione ci sembra molto antidemocratico, siamo al ridicolo! Il fatto che il ricorso sia stato sponsorizzato dal M5S è grave e dimostra l’inettitudine dei componenti di questo partito, nonché una certa dose di “schizofrenia” politica da parte di essi. Il M5S, ha aspramente criticato, in questi giorni, il ddl antifascismo presentato da Emanuele Fiano, responsabile nazionale del PD con delega alle Riforme. Il testo, che dovrebbe approdare alla Camera la prossima settimana, prevede la reclusione da sei mesi a due anni per “diffusione o vendita di gaget, del Fascismo”. I pentastellati, avevano considerato tale proposta, come “liberticida”, ritenendo che essa fosse inutile, essendoci già una legislazione a riguardo, mentre l’On. Zolezzi che ha sponsorizzato il ricorso contro la nostra lista, ha dichiarato di essere “un difensore della Costituzione e dei valori antifascisti”. Il M5S, si è quindi ancora una volta palesato per ciò che è: l’alter ego del PD. Un finto movimento di protesta, con poche idee e confuse; che a parole si oppone alle politiche dell’attuale governo, ma nei fatti, ne vota i provvedimenti (si pensi alla depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina o alle unioni civili). Un movimento che afferma di essere favorevole e di fondarsi “sui principi della democrazia partecipativa” e coerentemente si prodiga affinchè non venga riconosciuto il risultato di un voto popolare. L’ennesima ipocrisia. Ipocrisia intrinseca in quelli che si definiscono “democratici antifascisti”. Per loro, la democrazia può essere concessa soltanto a coloro vengono ritenuti degni di poterla esercitare, mentre il resto è soltanto “massa da educare alle regole”. Se vogliamo essere onesti, una democrazia, vera, deve prevedere che ci siano delle forze che critichino il sistema democratico e che un eventuale “svolta antidemocratica”, può essere decisa democraticamente dal corpo elettorale, ma non è questo il nostro caso.
 Noi, tuttavia, ci difenderemo in ogni modo e in ogni dove contro questo abuso perpetrato contro il nostro Movimento e contro la nostra Consigliere Comunale Fiamma Negrini che ricordiamo è stata eletta in maniera libera e democratica da 343 persone che hanno gradito e premiato il programma elettorale presentato

Striscione contro Fiano: denunciati Boccacci e altri 4 neofascisti

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Maurizio Boccacci e altri quattro neofascisti romani sono stati denunciati stamattina per uno striscione offensivo contro Fiano, il parlamentare democratico primo firmatario della legge liberticida che estende il reato di "apologia di fascismo", esposto all'angolo di piazza Venezia. Lo annuncia sulla sua pagina Facebook lo stesso leader di Militia, accompagnando la pubblicazione del verbale stilato dal personale del commissariato Trevi-CampoMarzio con una serie di insulti e parolacce all'indirizzo dell'esponente politico della comunità ebraica:
FIANO , PEZZO DI MERDA , GUARDA QUANTO TI TEMIAMO !!!
NOI ANDIAMO DOVE VOGLIAMO E DICIAMO CIò CHE CI PARE ! SIAMO FASCISTI E TANTO BASTA ! CE NE FREGHIAMO DI TE , DEGLI ANTIFASCISTI INFAMI COME TE ,DELLE VOSTRE LEGGI E DEI VOSTRI SGHERRI ! ALTRA DENUNCIA , ALTRA BENEMERENZA PER NOI !! IERI GIULIANO CASTELLINO A TOR BELLA MONACA , OGGI PIAZZA VENEZIA !! IL VENTO DELLA RIBELLIONE INIZIA DI NUOVO A SOFFIARE , IL POPOLO INCOMINCIA A RIBELLARSI E VOI AVETE SEMPRE PIù TIMORE !!!! IL VENTO NON SI FERMA CON LE MANI !! LUNGA VITA AL FASCISMO !!!!!

Stefano Delle Chiaie ricorda la rivolta di Reggio

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(G.p)Venerdì 14 luglio 2017: sono passati ben 47 anni dal giorno in cui la città di Reggio Calabria si ribellò alla decisione del governo dell'epoca di privarla del ruolo di capoluogo di regione. Con l'istituzione dell'ente Regione Calabria nel 1970 era iniziato un dibattito sulla collocazione del capoluogo, poiché più d'una città aspirava a esserlo. In mancanza di enti regionali fino a quella data non vi era legalmente un capoluogo ufficiale, anche se molti testi e pubblicazioni avevano sempre in precedenza indicato la città di Reggio Calabria (città tra le più antiche ed importanti di tutta la Magna Grecia) come capoluogo della Calabria, ed alcuni hanno continuato a farlo anche in seguito.

I mesi successivi al 14 luglio furono di grande tensione e di drammatiche proteste : scuole e uffici pubblici chiusi, barricate in molti quartieri, scontri con le forze dell'ordine, carri armati per le strade, morti, feriti, arrestati, processati. Reggio Calabria pagò un prezzo altissimo per questa sua ribellione.
Ci vollero anni affinché la città si riprendesse da questo colpo mortale inferto dalla lobby del centro sinistra nazionale e memorabili battaglie in tutte le istituzioni da parte degli uomini migliori che Reggio Calabria esprimeva in quegli anni, come Ciccio Franco  sindacalista Cisnal eletto senatore del Msi, vicino alle posizioni di Avanguardia Nazionale, Giuseppe Reale senatore democristiano e sindaco di Reggio, Piero Battaglia sindaco durante la Rivolta ed animatore della protesta popolare contro il trasferimento del capoluogo a Catanzaro ponendosi in posizione di contrasto al governo nazionale a guida del suo stesso partito (Democrazia Cristiana) in difesa della sua città, per strappare almeno alcune importanti istituzioni come la Corte d'Appello, l'Università e la sede del Consiglio Regionale.
Tra i protagonisti della rivolta di Reggio Calabria non possiamo non dimenticare i militanti ed i simpatizzanti di Avanguardia Nazionale, guidati da Stefano Delle Chiaie, che furono parte attiva di quel popolo meridionale che rivendicava il sacrosanto diritto alla partecipazione ed alla costruzione del destino della comunità nazionale.
In occasione del quarantacinquesimo anniversario della rivolta di Reggio luglio Stefano Delle Chiaie, leader indiscusso di Avanguardia Nazionale, ci inviò una nota che ripubblichiamo nella sua interezza.



45 ANNI FA LA RIVOLTA DI REGGIO CALABRIA !Una rivolta che testimonio' e grido' le ansie e le speranze di tutti i popoli del sud.L'ipocrisia e la menzogna hanno tentato nel tempo di macchiare quella protesta di popolo.
SENZA RIUSCIRCI !
Lo testimoniano le numerose rievocazioni di quell'evento,anche da parte di chi all'epoca,lo osteggio' con tutti i mezzi....
NOI,AL CONTRARIO,CI FUMMO !
Lottammo contro la spartizione concordata nelle segrete stanze del regime.Superando le sterilità nostalgiche,scendemmo in campo con il Popolo,per il Popolo,per rivendicare ed interpretare il suo diritto alla partecipazione ed alla costruzione del destino della Comunità Nazionale.
Al demagogico disegno di un prevedibile fallimento di un'industrializzazione,utile soltanto ad arricchire i baroni locali,opponemmo una politica di sviluppo e di potenziamento dell'agricoltura e del turismo.
Quello di Reggio non fu un moto localista o settoriale,ma una Rivolta di tutto un Popolo nel tentativo di conquistare il proprio Futuro.Non soltanto una Rivolta di una città,ma il tentativo di rappresentare un esempio per tutto il Sud.
ONORE A TUTTI I CADUTI ED AI "BOIA CHI MOLLA" CHE RESERO STORICA QUELLA RIVOLTA !
Stefano Delle Chiaie

Freda,Fiore e gli altri quei guru dei giovani neri reduci dagli anni di piombo

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(G.p) Dalle case editrici ai social network, i "cattivi maestri" della nuova destra estremista, con un interessante articolo, pubblicato sul numero attuale del quotidiano La Repubblica, il collega Concetto Vecchio ci parla di Roberto Fiore, Gabriele Adinolfi, Franco Freda, definiti con il termine cattivi maestri.
Articolo che riportiamo per intero, compreso dell'errore, da matita rossa, commesso dal
  collega Vecchio  che riguarda Franco Freda quando erroneamente afferma che l'editore  è stato fondatore di Ordine Nuovo, movimento politico per il quale non ha mai militato.


Perché offendono cosi Padre Pio? si chiede su Facebook Roberto Fiore, il leader di Forza Nuova. A Pietrelcina si è celebrata l'unione civile tra un ragazzo romano e uno venezuelano. Per Fiore un insulto al santo. "Il sindaco, annuncia, sarà presto visitato da militanti forzanovisti che a lui rappresenteranno la rabbia ed il disgusto degli italiani".
Una frase che suona come una minaccia. Il sindaco di Pietrelcina Domenico Masone gli ha risposto con civiltà: siamo il paese della tolleranza e del rispetto.
Cosa ci dicono il caso della spiaggia mussoliniana di Chioggia e le reazioni alla proposta di legge antifascista del pd Emanuele Fiano? Che dalla pancia del paese affiorano pulsioni di estrema destra. Un sentimento strisciante e latente. Ora alcuni protagonisti della scena nera degli anni settanta sono visti come padri nobili delle organizzazioni estremiste.
Fiore non è l'unico cattivo maestro ancora sulla breccia.
Maurizio Murelli, il militante neofascista con una condanna per l'uccisione del poliziotto Antonio Marino, è stato ospite agli incontri di Lealtà Azione, il gruppo che insieme a Casa Pound il 29 aprile commemora i caduti della Repubblica di Salò al cimitero Maggiore a Milano.
Murelli ha intimidito su Facebook l'inviato di Repubblica, Paolo Berizzi. Ieri ha espresso solidarietà al parlamentare del centro destra Massimo Corsaro, che aveva sferrato l'attacco antisemita a Fiano.
Fiore su Twitter si presenta come cattolico, sposato, padre di 11 figli. Da settimane conduce una campagna contro lo ius soli. Due giorni fa, quando l'approvazione della legge è slittata, ha esultato: "vittoria per tutti i militanti e i patrioti che si sono battuti fisicamente contro la morte dell'Italia".
L'altro cavallo di battaglia è l'emergenza migranti: "10 mila immigrati sbarcano in due giorni. L'invasione è in atto. Italia sveglia!
Forza Nuova reclama l'abolizione delle leggi Scelba e Mancino e chiede il blocco totale dell'immigrazione. Mandiamo sulle navi Ong tutti i buonisti e scarichiamoli in zona di guerra», twitta Gabriele Adinolfi. Fiore e Adinolfi nel 1987 furono condannati per reati associativi legati alle attività di Terza Posizione, attiva sulla scena romana quarant’anni fa. Adinolfi è ritenuto l’ideologo di CasaPound. Non usa perifrasi. L’altro giorno ha twittato: «Fiano vuol legiferare con l’ano».
«Questa nostra terra invasa e deturpata da sciami di estranei», è il pensiero di Franco Freda reso al quotidiano online sovranista Primato nazionale. Il fondatore di Ordine nuovo ha 76 anni, vive ad Avellino, gestisce la casa editrice “Edizioni di Ar”, che pubblica il Mein Kampf di Hitler e La conquista di Berlino di Joseph Goebbels. Freda – 14 anni di carcere alle spalle, assolto alla fine per la strage di piazza Fontana - non ha rapporti con la militanza di strada, ma resta un’icona anche per le nuove generazioni. Di recente ha detto di non avere nulla di cui pentirsi.
Fino a qualche anno fa scriveva regolarmente su Libero, (la rubrica si chiamava L’Inattuale), struggendosi per il deserto della destra: «Non c’è più niente decoroso in giro. Squagliati gli uomini, squagliate le organizzazioni». Ora guarda «con curiosità» a Trump, come ha rivelato a Repubblica nel marzo scorso. Il libro manifesto di Steve Bannon, l’ideologo del presidente Usa, Il campo dei santi, un romanzo razzista scritto dal francese Jean Raspail, si trova nel catalogo della casa editrice di Freda.

Il fascismo dell’odierno antifascismo.La lettera di Diego Fusaro a Fiano

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Caro Emanuele Fiano,
mi spiace farglielo presente. Mi spiace turbare e contraddire l’edulcorante storytelling a cui lei, in buona compagnia, ha aderito e che ora cerca di trasformare in legge. Non ce la beviamo. Lo sappiamo che oggi l’antifascismo è la nobile categoria che legittima nuove pratiche fasciste come la chiusura dei giornali, lo squadrismo mediatico contro i non omologati, la diffamazione permanente di ogni pensiero non ortodosso e subito liquidato en bloc come “fascista”.
Caro Fiano,
la sua proposta di legge sembra dare tristemente conferma delle parole di Flaiano. I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti. Lasci stare l’antifascismo, che fu una cosa seria: parlo dell’antifascismo di un Gramsci o di un Gobetti, per intenderci. L’antifascismo in presenza di fascismo, per essere più precisi. L’antifascismo patriottico legato all’idea di liberazione nazionale. Tutto il contrario, dunque, del vostro antifascismo liturgico, folkloristico e fumettistico in assenza palese e conclamata di fascismo. Pier Paolo Pasolini lo denunciava già con la categoria di “antifascismo archeologico”. E scriveva:
“Esiste oggi una forma di antifascismo archeologico che è poi un buon pretesto per procurarsi una patente di antifascismo reale. Si tratta di un antifascismo facile che ha per oggetto ed obiettivo un fascismo arcaico che non esiste più e che non esisterà mai più. (…) Ecco perché buona parte dell’antifascismo di oggi, o almeno di quello che viene chiamato antifascismo, o è ingenuo e stupido o è pretestuoso e in malafede: perché dà battaglia o finge di dar battaglia ad un fenomeno morto e sepolto, archeologico appunto, che non può più far paura a nessuno. Insomma, un antifascismo di tutto comodo e di tutto riposo”.
Ho il forte sospetto che queste parole, mutatis mutandis, si attaglino perfettamente alle sue battaglie, caro Fiano.
 Soprattutto se penso che lei e le sinistre passate dalla lotta al capitale alla lotta per il capitale usate l’antifascismo in assenza di fascismo per accettare senza esitazione il capitalismo realmente esistente, con il suo carico di violenza economica. Sì, lo dico apertamente: ho il sospetto che combattere oggi il manganello fascista, per fortuna estinto, serva come alibi per non combattere il manganello invisibile dell’economia di mercato (Jobs act, spending review, fiscal compact). O forse addirittura per approvarlo e favorirlo.
In altri termini, il nuovo fascismo – quello della società di mercato -, per richiamarci ancora a Pasolini, “non è umanisticamente retorico, è americamente pragmatico“. Cosa fate, in concreto, signor Fiano, lei e il suo partito contro questo fascismo, oggi il solo realmente esistente?

Fonte Il Fatto Quotidiano

Giorgio Ballario,Ciccio Franco un missino fuori dal coro

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Venerdì 14 luglio, in occasione del quarantasettesimo anniversario della Rivolta di Reggio, l'associazione culturale Tradizione e Partecipazione ha organizzato presso il Lido Net 1 a Reggio Calabria la presentazione del  nuovo libro di Giorgio Ballario, Fuori dal coro, eretici, irregolari, scorretti, edito da Eclettica Edizioni, con interventi dello storico Franco Arillotta e di Giorgio Ballario, autore del libro.
Un interessante libro di cui consiglio una attenta ed approfondita lettura che l'autore dedica ad eretici, irregolari, scorretti ma mai vigliacchi.
Tra i personaggi fuori dal coro non poteva non mancare nel libro di Giorgio Ballario Ciccio Franco, sindacalista rivoluzionario e  senatore del Movimento Sociale Italiano uno dei leader della rivolta di Reggio, al quale sono dedicate alcune pagine del libro che riportiamo per intero.






«Boia chi molla è il grido di battaglia!». Uno slogan familiare, risuonato negli ultimi decenni in mille piazze d’Italia, e pure nelle curve di molti stadi, dove il tifo si è fatto sempre più politicizzato. Una frase antica, se è vero che il primo «Boia chi molla!» sarebbe stato urlato sulle barricate degli insorti della Repubblica Partenopea del 1799 e poi durante le Cinque Giornate di Milano, nel 1848; fino a giungere nelle trincee della Prima guerra mondiale, diventando motto degli arditi. Dopo il 1943 viene adottato dai militi della Rsi, per testimoniare la fedeltà all’alleato germanico; e Roberto Mieville, poi deputato dell’Msi, ricorda che lo slogan era usato anche dai prigionieri del famigerato “Fascist Criminal Camp” di Hereford, in Texas, dove vennero rinchiusi fino al 1946 i fascisti irriducibili. Eppure, malgrado una tradizione più che centenaria, il grido di ribellione resterà forse per sempre appiccicato addosso ad un uomo dall’aspetto – piccolo, tracagnotto, colpito da precoce calvizie – e dal nome tutt’altro che marziali: Ciccio Franco. Era il leader dei Moti di Reggio del 1970, il capopopolo che per otto mesi tenne in scacco il governo democristiano guidato da Emilio Colombo e la politica 90 calabrese, fino ad allora egemonizzata dal duopolio dei ras locali Giacomo Mancini (Psi) e Riccardo Misasi (Dc). Nato nel 1930, Francesco Franco detto “Ciccio”, sindacalista della Cisnal e poi deputato dell’Msi per cinque legislature, è morto stroncato da un ictus il 16 novembre del 1991. Figura discussa e controversa, per molti anni è stato considerato un personaggio fondamentale per il riscatto della politica calabrese e meridionale oppure un masaniello da strapazzo, pericolosamente contiguo al terrorismo e agli ambienti della ‘ndrangheta. Alcuni anni fa, però, il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti gli ha intitolato l’Arena dello Stretto, definendolo «Un modello per la destra di oggi» e ricordando l’episodio dei Moti come «Un’esperienza di popolo sintomatica». Parole che hanno suscitato l’ira e le proteste del centrosinistra calabrese. A quasi cinquant’anni di distanza, la Rivolta di Reggio resta ancora un avvenimento simbolo della storia d’Italia del Dopoguerra. Perché in quegli otto mesi di insurrezione di un’intera città erano – e per certi versi sono ancora – condensate tutte le contraddizioni di un sistema politico bloccato, clientelare, fondato sull’enorme potere di pochi boss politici locali (in questo caso calabresi) che influiscono sulle decisioni del governo centrale. L’insurrezione reggina è stato un episodio storico, politico e sociale tipicamente legato alla realtà della Calabria; ma al tempo stesso - in quegli anni burrascosi di terrorismo, stragi e violenza politica - si trasformò in un caso nazionale e divenne il paradigma di un intero Paese. Le premesse sono note: con l’istituzione delle Regioni, Reggio aspirava a diventare capoluogo del nascente ente amministrativo calabrese, che invece venne assegnato a Catanzaro. Pare che la decisione sia stata presa nel corso di una cena a Roma, alla quale parteciparono i “padroni” della politica calabrese: i cosentini Giacomo Mancini, segretario del Psi, e il Dc Riccardo Misasi, ministro per il Commercio con l’estero, e il catanzarese Ernesto Pucci, sottosegretario agli Interni e dirigente della Coldiretti. I tre scelsero Catanzaro come capoluogo, 91 assegnarono a Cosenza la sede universitaria e riservarono a Reggio generiche quanto fumose iniziative industriali. Che la notizia della spartizione decisa a cena sia vera o no, di fatto gli indirizzi politici nazionali sancivano una certa emarginazione della città dello Stretto, che pure era la più antica e importante della regione. All’inizio la rivolta fu un fenomeno trasversale, tant’è vero che la protesta nacque su iniziativa del sindaco democristiano Piero Battaglia con la proclamazione di uno sciopero cittadino, che ben presto sfociò nell’interruzione della linea ferroviaria, nella serrata dei negozi e nell’innalzamento di barricate. «Non fu una sommossa fascista – sostiene il giornalista Domenico Calabrò, che ha pubblicato il libro Reggio Calabria: dalla rivolta alla riconciliazione - un mese prima si votò in città e l’Msi prese appena tre consiglieri comunali, con il 5% dei voti totali. Si trattava di un’anima popolare che lottava non solo per avere il “pennacchio” del capoluogo, ma perché volevano toglierci l’unica cosa che avevamo. In quei giorni nessuno ascoltò la città e anziché dialogare mandarono i carri armati. Poi è vero che rimase solo la destra, perché gli altri partiti scapparono, dopo avere ricevuto l’ordine dai calabresi di Roma, politici come Mancini e Misasi». Renato Meduri, ex senatore di An, all’epoca era uno dei “boia chi molla” di Reggio e spiega così l’ascesa di Ciccio Franco e della destra reggina: «La verità è che quando cominciarono ad arrivare i primi ordini di comparizione scapparono tutti, soprattutto dopo il disastro ferroviario di Gioia Tauro, che secondo qualcuno venne causato da una bomba di matrice terroristica. Quando il 28 luglio 1970 i dirigenti del comitato annunciarono il proprio scioglimento, nella piazza nacque il Comitato d’Azione per Reggio capoluogo, che si riunì per la prima volta nella sede della Cisnal di cui era segretario Ciccio Franco. Fu allora che la destra prese le redini della rivolta, perché era l’unica parte politica che non aveva avuto paura della persecuzione giudiziaria». In un primo tempo il segretario missino Almirante, che tendeva 92 ad accreditarsi come uomo d’ordine, storse un po’ il naso per quella rivolta di strada che stava assumendo connotati violenti; ma ben presto il partito decise di cavalcare la rivolta, appoggiando esplicitamente i “boia chi molla” di Reggio. E forse non è un caso che alle elezioni politiche del ‘72, cioè un anno dopo la conclusione dei moti calabresi, la “fiamma” sfiorò il 9% dei consensi, il suo massimo storico. A Reggio furono otto mesi di scontri, con i carri armati in strada (le vecchie foto in bianco e nero sembrano scattate a Belfast o nella Santiago del golpe Pinochet) e la popolazione reggina dietro le barricate, a resistere in una città isolata dal resto del Paese. Una resistenza non proprio “gandhiana”: al termine si contarono sei morti e migliaia di denunce e secondo il Ministero dell’Interno tra luglio 1970 e ottobre 1972 vennero compiuti 44 attentati dinamitardi a tralicci, rotaie e stazioni ferroviarie. Ciccio Franco fu arrestato, insieme con altri leader della rivolta, e accusato di gravissimi reati, compresa la complicità in alcuni attentati ai treni in vista di una manifestazione sindacale contro i Moti di Reggio. Ma alla fine fu assolto ed eletto in Senato con una specie di plebiscito. Così lo ricorda Meduri: «Era un uomo generosissimo, che non amò mai il denaro: se aveva mille lire le divideva con tutti. Un uomo incredibile, di un coraggio inesauribile e di una cultura classica. E, soprattutto, di grandi ideali e dotato di un carisma fortissimo». La battaglia di Franco e dei “boia chi molla” non restituì a Reggio il capoluogo, ma se non altro fece “dirottare” sullo Stretto la sede del Consiglio regionale.

E Saverio Ferrari confonde Gioventù con Generazione Identitaria

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(G.p)Gioventù Identitaria, all'assalto dei migranti, cosi titola l'articolo scritto a 4 mani, dai colleghi Saverio Ferrari e Marinella Mandelli, pubblicato sul numero di oggi de Il Manifesto, quotidiano comunista.
Un interessante articolo, in cui si parla dell'organizzazione Generazione Identitaria che ha noleggiato una nave per tentare di ostacolare le operazioni di soccorso sulle rotte della migrazione che approdano nel nostro paese.
Un articolo, in cui non poteva non mancare l'errore da matita rossa. Infatti i colleghi Saverio Ferrari e Marinella Mandelli, poco esperti di quel variegato mondo che va sotto il nome di destra radicale, in alcuni passaggi, confondono  due distinti e differenti gruppi.
Gioventù Identitaria, al quale dedicano il titolo del loro articolo è l'organizzazione giovanile del movimento nazionale per la sovranità, movimento politico nato dall'unione di due distinti movimenti politici, la Destra del senatore Storace ed Azione Nazionale, guidato dall'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno.
Cosa diversa da Generazione Identitaria, movimento politico indipendente, fondato il 21 novembre del 2012 da cinque giovani identitari italiani sulla scia di Génération Identitaire, animanti dall'amore verso la propria terra e dalla determinazione a salvarne, il suo popolo, la sua cultura, l'ambiente e la sovranità politica.


Nel quadro dell'azione delle destre contro l'assistenza e la solidarietà verso chi fugge da fame e guerre, si stanno anche animando articolazioni pericolose come Gioventù Identitaria, una sorta di coordinamento europeo nato in Francia nel 2003, con sezioni in Austria, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Repubblica Ceca e Slovenia, che punta ad armare navigli per respingere nel mediterraneo i barconi dei migranti attraverso una criminale azione diretta.
Il progetto ha assunto il nome di Defend Europe e si ripropone di comprare o affittare navi per poi andare a ostacolare le operazioni di soccorso sulle rotte della migrazione che approdano in Europa, in Italia soprattutto.
A tale scopo hanno lanciato una raccolta fondi che ha raggranellato in poco tempo oltre 64 mila euro, in buona parte attraverso Paypal, che ha subito congelato il conto dichiarando di non accettare versamenti a favore di organizzazioni che predicano l'odio, la violenza o intolleranza razziale.
A maggio sono però riusciti ad impedire con una loro imbarcazione, messa di traverso nel porto di Catania, l'uscita per i soccorsi della nave francese Aquarius della Ong Sos Mediteraneè 
Ora è la volta di un altro tentativo con una nuova nave di 40 metri, la  C Star, affittata a Gibuti, e proprio in queste ore, diretta nel porto di Catania, per imbarcare neofascisti italiani, francesi e tedeschi e successivamente spostarsi a largo della Libia per ostacolare i soccorsi.
Quelli di Generazione Identitaria, si definiscono patrioti, parlano di amore per le proprie culture, e si scagliano contro chi alimenta violenza e razzismo verso le nostre identità, con il chiaro intento di distruggerle. Le loro parole d'ordine: sono terra, etnia, tradizione, e i loro nemici tutti coloro che hanno deciso di supportare l'immigrazione di massa: il mondo sindacale, la Chiesa Cattolica e l'antagonismo antifascista.
Il simbolo adottato è quello che a suo tempo veniva inciso sugli scudi degli opliti spartani, la lambda una sorta di triangolo verso l'alto che indicava il nome arcaico di Sparta.
Con il termine Remigrazione, Generazione Identitaria propone, tra l'altro l'abrogazione di qualsiasi tipologia di ius soli, il congelamento di tutti i processi di naturalizzazione, l'abolizione di qualsiasi tipo di ricongiungimento familiare, pene detentive per i datori di lavoro che assumono immigrati non regolari, il divieto di costruzioni di moschee e minareti e lotta senza quartiere al razzismo anti italiani.
Lorenzo Flato, il loro segretario italiano, nello scorso mese di giugno, in una sorta di tour informativo, ha presentato il progetto di Defend Europe, toccando città come Catania, Olbia, Brescia, Modena e come ultima tappa Bolzano, dove ha tenuto una pubblica assemblea insieme alla Lega.
Neanche tanto nascosta la natura neofascista del gruppo. In un'intervista al blog Ereticamente, animato tra gli altri da Mario Merlino( ricordate? il provocatore di Avanguardia Nazionale, infiltratosi tra gli anarchici nel 1969), Generazione identitaria non ha disdegnato di indicare tra i propri principali riferimento Julius Evola, il padre del neonazismo italiano.

Sarzana: nessun gazebo di Forza Nuova, il comune sospende l'autorizzazione

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(G.p)Il presidio di Forza Nuova, previsto per oggi pomeriggio, in piazza Luni a Sarzana, in provincia di La Spezia rischia di saltare a causa della delibera approvato lo scorso mese di maggio dalla giunta Cavarra che stabiliva il divieto di spazi e suolo pubblico ad associazioni che abbiano manifestato e professato ideologie razziste, xenofobe, o antisemite. 
Il movimento politico guidato da Roberto Fiore, nei giorni scorsi, tramite il segretario provinciale aveva inoltrato la richiesta di autorizzazione di posizionare un gazebo dalle ore 17,30 alle 20,00 nella centrale piazza Luni al fine di raccogliere firme contro lo ius soli.
Nella mattinata di ieri, a Sarzana si sono resi conto che la persona che aveva chiesto l'autorizzazione era riconducibile a Forza Nuova e che dunque la pratica con la quale si chiedeva l'autorizzazione a posizionare un gazebo in piazza era in contrasto con la delibera del comune, avviandone per questo la sospensione.
In una successiva nota, diffusa alla stampa, Andrea Moretti, responsabile di zona di Forza Nuova ha annunciato: il comune di Sarzana dopo averci dato l'autorizzazione, all'improvviso ci comunica che l'autorizzazione era sospesa per ulteriori accertamenti, oggi comunque saremo dalle ore 17,30 in piazza a Sarzana.






Il torneo delle squadracce: dalla spiaggia al calcio dilaga la goliardia fascista nel Nordest

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(G.p) Mentre nel bel paese si è scatenata una polemica, con 20 anni di ritardo, circa la presenza di una spiaggia fascista a Chioggia, in provincia di Venezia ed alla Camera dei deputato si discute il d.d.l dell'onorevole Emanuele Fiano, membro della commissione giustizia della Camera ed esponente di primo piano del Partito Democratico che propone di inserire nel codice penale il reato di propaganda del fascismo e del nazifascismo, teso a punire con la reclusione da 6 mesi a 2 ani chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, nel bassanese, il 1 luglio, è andato in scena la quinta edizione del Torneo delle squadracce. Una giornata dedicata al calcio a 5, promossa dall'associazione Destra Brenta.
L'appuntamento è stato a Cartigliano, piccolo comune della provincia di Vicenza, dove si è svolto il torneo di calcio a 5 politicamente non conforme.
D'altronde bastava vedere la locandina invito che raccomandava agli atleti di esserci perchè "se non vieni, la tua mamma fa un brutto lavoro".
Il tutto promettendo una manifestazione, semplice, spontanea, populista, che non accoglie e semina odio, con momenti di svago anche per gli spettatori con birra a fiumi e panini oltre che musica non conforme e non allineata trasmessa da un disk jockey.
Un torneo che ha avuto un discreto successo, basta guardare la pagina Facebook dedicata all'evento, piena di recensioni positivi, con atleti e spettatori che si danno appuntamento al prossimo anno, ringraziando gli organizzatori per la bella giornata di sport trascorsa.






Venduti a Soros, De Benedetti e a ogni nemico della patria, l'attacco di Forza Nuova al Partito Democratico

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Raid di Forza Nuova contro le sedi del Pd. I dem: "Atto vigliacco e fascista"

In diverse sedi  del Partito Democratico, principale partito della coalizione di centro sinistra, nella notte tra venerdì e sabato, i militanti di Forza Nuova hanno compiuto un blitz affiggendo cartelli sul modello classico dei vendesi riportanti le seguenti parole: venduti a Soros, De Benedetti, ed a tutti i traditori della patria.
Il senso di questa azione ci viene spiegato, con maggiori dettagli, da Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova che condanna fermamente l'operato del principale partito di governo, colpevole a suo dire di aver compiuto passi avanti determinanti nella consegna dell'Italia a quei poteri forti che travalicano gli interessi del nostro popolo.
Gli ultimi capitoli della saga dell'accoglienza lo hanno ampiamente dimostrato: l'intento di destabilizzare l’Italia”. “Se già - prosegue Fiore - l'Italia a guida Renzi era priva di credibilità, ora con il prestanome Gentiloni è stato superato il limite del ridicolo: assistiamo ad un ex presidente del consiglio che, dopo aver strenuamente sostenuto l'invasione e la legge sullo Ius Soli, tenta una rocambolesca marcia indietro in salsa (quasi) forzanovista, azzardando un ipotetico numero chiuso sui nuovi ingressi di clandestini, quasi a voler correggere il tiro dopo le rivelazioni della Bonino e del ministro Mauro, ma, di fatto, facendo da suggeritore non sincronizzato all’attuale Governo”.
“Ma come ultima arma di distrazione di massa - conclude – forse suggerita dai veri padroni d’Italia che attacchiamo attraverso il PD, ecco la proposta di legge a marchio Fiano, sempre utile per rimettere un’inesistente "trama nera" al centro dell'attenzione, spostandola così dalle vere trame ordite da autentici traditori della Patria a danno di tutti gli italiani, trame su cui non smetteremo di vigilare e denunciare”.
Il blitz dei militanti di Forza Nuova non è piaciuto per niente al Partito Democratico di Cesena che in una nota ha parlato di piccoli atti di bullismo dichiarando:  “I neofascisti nostrano confermano la loro vigliaccheria, agendo di nascosto. Questi soggetti - evidentemente estranei non solo ai principi democratici stante la loro matrice fascista, ma nemmeno dotati del coraggio minimo per effettuare i propri atti alla luce del sole - hanno approfittato della notte per affiggere un cartello di attacco al nostro Partito. Lo scontro fa parte della politica (che per sua natura vede il confronto/scontro fra diverse idee e visioni), ma la vigliaccheria è un elemento estranea ad essa, perché la credibilità non può che passare dal coraggio delle proprie azioni”.

“Il Partito Democratico è abituato a mettere la propria faccia, quella dei propri dirigenti e quella dei militanti nelle proposte e nelle battaglie politiche che porta avanti. Siamo abituati a parlare a viso aperto, come la democrazia ed il rispetto per i cittadini impongono. Ma democrazia e rispetto non fanno parte del DNA di questi pseudo politicanti. Lo dicemmo già quando inscenarono la disgustosa manifestazione in piazza del Popolo a Cesena in occasione di una unione civile celebrata in Municipio, lo ribadiamo oggi che è stata presa di mira una nostra sede. Non siamo certo spaventati da questi piccoli atti di bullismo: Forza Nuova non ha idee, se non quelle poche e disastrose che sono già state sconfitte e seppellite dalla Storia. Cesena ha già dimostrato di avere ottimi anticorpi a questi parassiti estranei. E’ infatti ora che Forza Nuova si rende conto di essere estranea sia alla democrazia del nostro Paese, sia al tessuto civile di tutto il territorio cesenate”.
“Ci dispiacerebbe molto se qualcuno ritenesse quanto accaduto stanotte un semplice atto dimostrativo o un elemento di folklore: starebbe a significare che il germe fascista ne ha contaminato il DNA. Ma siamo certi che la città intera saprà posizionarsi dalla parte giusta della barricata, che è quella dell’antifascismo. Da parte nostra nessuna tolleranza. Abbiamo già provveduto ad inoltrare formale denuncia alle Forze dell’Ordine, nel cui operato confidiamo ciecamente per contenere le recrudescenze fasciste di questa formazione che non ha alcun diritto di cittadinanza nel nostro territorio”.



Chieti, vandali contro monumento ai martiri delle foibe: la protesta di Casa Pound

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Il monumento dedicato ai martiri delle Foibe a Lanciano è stato oggetto, da parte di ignoti, di un nuovo atto vandalico.
Infatti è stata rimossa una lastra di plexiglass.
A denunciare l'accaduto è stata la locale sezione di Casa Pound Italia che ha chiesto al comune, di intervenire, in tempi brevi, al fine di restaurare il monumento, provvedendo anche all'istallazione di telecamere al fine di impedire eventuali nuovi atti vandalici.
"Si tratta di un gesto vile compiuto da una mano infame che col suo agire oltraggia l'intera città, commenta il responsabile lancianese di CasaPound Italia Marco Pasquini, non è poi purtroppo la prima volta che il monumento viene colpito da atti vandalici. In passato ci siamo attivati più volte per la sua riqualificazione, ed abbiamo scelto di svolgere a Lanciano l'annuale corteo in memoria dei martiri delle Foibe, conclusosi proprio di fronte al monumento, come simbolico gesto riparatorio per gli sfregi operati da pochi vili col favore delle tenebre al ricordo dei nostri connazionali vittime di pulizia etnica".

Polegato: son fascista. E me ne frego della galera

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(G.p) Lo chiamano il Duce di Sequals, piccolo comune di poco più di 2000 abitanti, in provincia di Pordenone, per le imitazioni di Mussolini, con tanto di fez.
Il titolare della trattoria più nostalgica d'Italia intervistato dal collega Luca Giampieri del quotidiano La Verità dice: siamo in tanti, pronti ad andare a Roma per la rivoluzione.
Intervista che riportiamo per intero.



Mentre alla Camera si discuteva di apologia del fascismo e in un universo parallelo, l'arena impalpabile di Facebook, l'onorevole Corsaro ritirava, excusatio petita, il suo post riguardante il deputato del Pd Emanuele Fiano dopo il volo di stracci innescato da visioni inconciliabili su sopracciglia e circoncisione, a Sequals (Pordenone) paese che diede i natali alla "montagna che cammina" il pugile Primo Carnera, Ferdinando Polegato e conserte impattavano come di consueto il tiramidux. Un tiramisù speciale, impreziosito da una spolverata di cacao a disegnare sul piatto i lineamenti del Duce.
E' il nostro dessert di punta, osserva compiaciuto il sessantacinquenne titolare della trattoria nostalgica il cui nome, Teodora, celebra la moglie che da 50 anni si adopera in cucina nonostante l'artrosi.
Cranio rasato e mento asburgico, Polegato si è fatto conoscere sul web grazie ad un video amatoriale in cui, impettito dietro al bancone del ristorante, mina con precisione metodo Stanislavskij la dichiarazione di guerra pronunciata da Benito Mussolini dal balcone di palazzo Venezia. Lo fa con tanto di microfono d'epoca e fez nero decorato dal fascio littorio. Concittadini e avventori lo chiamano il Duce di Sequals.  Dicono che potrei essere suo figlio. La cosa non può riempirmi d'orgoglio. Prima non gli assomigliavo granché: si vede che, a furia di imitarlo, sono diventato la sua reincarnazione.
Cominciamo dalle note dolenti: cosa pensi del ddl presentato dall'onorevole Fiano?
Fiano è un ebreo, e in quanto tale ha l'ossessione del fascismo. Sia chiaro, io non sono antisemita, né razzista. E nemmeno Mussolini lo era. Fu costretto a introdurre le leggi razziali per seguire il pazzo(Hitler): avevamo i tedeschi sul Brennero, se non si fosse alleato sarebbero stati guai. Il nuovo disegno di legge, quello si che è razzista.

Perché? 
Vogliano vietarci di fare il saluto romano. E' la nostra storia. Noi salutiamo con la mano aperta perché non ci nascondiamo, diversamente dai comunisti che alzano il pungo chiuso
Era sufficiente la legge Scelba?
Scelba era un fascista che rinnegò la sua fede per accontentare i comunisti in nome di una poltrona. Adesso arriva Fiano con una legge inutile che serve solo a distogliere l'opinione pubblica dai veri problemi. L'Italia è l'immondezzaio d'Europa, le banche si fanno le leggi su misura, i pensionati vivono con 400 euro al mese. Ma noi siamo in tanti, e ci stiamo muovendo.
Che intendere dire, scusi?
Questo paese è pieno di fascisti, basta organizzarci. Servono le palle per fare una rivoluzione vera. La gente di destra è calda, ha solo bisogno di un un leader: come si muove uno, scattano tutti.

Crede che quel leader potrebbe essere lei?
Ah, io sono pronto per andare giù a Roma
Per fare cose?
Cacciare i governati. Le elezioni non bastano più: li voti che sono in una fazione politica e te li ritrovi nell'altra. Ci vuole un assalto a Montecitorio. Là dentro tutti hanno rubato, nessuno escluso. Sono collusi con la mafia e coi massoni. Il parlamento deve essere la casa del popolo, non dei criminali.
Della querelle Fiano- Corsaro che idea si è fatto?
Quella di Corsaro era una semplice battuta, nessun antisemitismo. Fiano è uno di quei prezzemolini da trasmissioni bolsceviche come Agorà dove i politici fanno finta di scannarsi quando, invece sono tutti uguali.

Ha letto di Gianni Scarpa il gestore di Punta Canna? Ha rimosso i cartelli fascisti dal suo stabilimento dopo essere stato indagato.
Si lo so. Ha sbagliato a nascondere la sua fede fascista. Ma lo capisco, è stato vittima di un'intimidazione. Tirassero via le magliette di Che Guevara o la pensione che Occhetto ha preso grazie alla legge Mosca. Idem Napolitano.
Frasi come la democrazia mi fa schifo, o sono per lo sterminio totale dei tossici sono accettabili, secondo lei?Scarpa si riferiva a una democrazia, quella italiana, che è pura finzione, Quanto ai tossici, io sono contrario alla violenza, ma se sulla mia spiaggia ne vedessi uno lo butterei fuori. Stesso discorso per gli ambulanti: se sono in riva al mare a riposarmi, non voglio che arrivi un rompicoglioni a dirmi: Vu cumprà. Quando voglio comprare vado per negozi, non in spiaggia.
Se, nel suo locale, si presentassero le forze dell'ordine intimandole di togliere il busto del Duce dal bancone, lei cosa farebbe?Ne metterei due. Qui nessuno tocca nulla, io porto avanti le mie idee. Mi diano anche 50 anni di carcere, me ne frego. E le dirò di più: gli uomini delle forze dell'ordine la pensano come me. Purtroppo hanno delle famiglie da sostenere, ma sono stanchi di mantenere questi mafiosi.
L'onorevole Alessandra Mussolini, qualche giorno fa, ha dichiarato che se la proposta di Fiano dovesse diventare legge, lei stessa sarebbe un reato vivente.
Una che si chiama Mussolini e, alle spalle, ha oltre 20 anni di nullafacenza politica, per me è già un reato vivente. Mi dispiace per il cognome che porta, ma non merita la mia stima
Cosa significa essere fascisti, oggi?Vuol dire essere italiani, amare la patria e la famiglia. Quella composta da un uomo e una donna come natura vuole.  Non ho nulla contro gay e lesbiche, ma le adozioni omosessuali mi fanno schifo.
Lei ha figli?Una figlia di 34 anni. Le ho sempre detto: "non portarmi a casa un comunista perché non lo faccio entrare. Quando mi ha presentato il suo attuale moroso, la prima cosa che gli ho chiesto è stata: "sei di destra o di sinistra?
E nel suo ristorante, invece, chi vota a sinistra può entrare?Sul biglietto da visita c'è scritto "no comunisti", veda lei. Quando chiamano per prenotare, se mi dicono che sono di sinistra io rispondo che non c'è posto.

Qualche comunista sotto copertura le sarà capitato. Non può mica interrogarli tutti.
Guardi io riesco a riconoscere un comunista da come mangia
Addirittura
Sono quelli che, appena vedono nel piatto una foglia di insalata un pò scura, rompono le scatole. Gente che si lamenta di tutto e non ha mai fatto un cazzo. La sfido a trovarmi una partita Iva di sinistra: è come cercare un ago in un pagliaio. Io lavoro 15 ore al giorno, sette giorni a settimana.
A parte le imitazioni di Mussolini, come le piace intrattenere la sua clientela?
Mah, intonando qualche canzoncina. Giovinezza, Faccetta nera: ti porteremo a Roma liberata. Ultimamente però, stiamo portando a Roma, un pò troppe faccette nere. Adesso basta.
Si riferisce ai flussi migratori, suppongo
Ci siamo capiti
Qual è il suo punto di vista al riguardo.
Le racconto una cosa. Quando avevo 14 anni andai in Svizzera, a cercare lavoro. A Chiasso, mi portarono in una stanzetta e mi guardarono anche nel buco del culo. Era il 1967. Ti visitavano e se avevi un dente guasto ti rispedivano in Italia. Noi diamo asilo a cani e porci e non riusciamo a mantenere i pensionati.
Eppure il presidente dell'Inps Boeri, dice che senza gli immigrati il nostro sistema previdenziale crollerebbe
Boeri... quello è proprio un boero. Meglio che vada fuori dalle balle. I nostri anziani si dissanguano per mettere le loro pensioni a disposizione dei figli e dei nipoti perché siamo governati ad un'associazione a delinquere. Abbiamo un capo dello Stato votato da un governo illegittimo: non è un sistema mafioso questo?
Senta è anche lei per aiutare gli immigrati a casa loro come il leader della Lega, Matteo Salvini? O come l'ultimo Matteo Renzi.
Non voto Lega, figuriamoci un pinocchio come Renzi. Salvini ha scoperto l'acqua calda: è chiaro che si debba aiutarli a lavorare nel loro paese, ma non come Hollande e Blair che prima hanno bombardato e poi si sono eclissati. Quelli sono terroristi.
A proposito : ha paura del fondamentalismo islamico?
Io non ho paura di nulla. In Italia, gli islamici non faranno mai attentati perché qua mangiano e bevono a sbafo. Fosse per me, li rimanderei tutti a casa: abbiamo culture troppo diverse, non si integreranno mai.

Ci vorrebbe un uomo come Mussolini, oggi?
Altroché... E non sono l'unico a pensarlo. Solo che io ci metto la faccia. 
Per questo vengono in pellegrinaggio da Teodora?
Certo. Arrivano da tutta Italia. Ma anche dalla Germania, dal Belgio, dall'Olanda.
E lei, in pellegrinaggio a Predappio, ci va spesso?
La verità? Non ci sono mai stato. Se vedo la tomba di Mussolini, mi viene un infarto. Troppe emozioni. Una volta, però ci sono andato vicinissimo.

Quando?
Cinque anni fa, con un gruppo di amici. Tutto bene fino a quando non ho visto il cartello con scritto Predappio: mi sono venute le palpitazioni. Sono sceso dalla macchina, gli altri hanno proseguito. Ma non se la sono presa: noi fascisti non ci incazziamo mai.



Castellino(Roma ai romani): da Ostia a Civitavecchia siamo pronti alle barricate

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(G.p)I militanti del coordinamento di lotta popolare Roma ai romani di concerto con i militanti di Forza Nuova promettono battaglia per quanto riguarda la questione litorale romano, dopo l'arrivo di 80 clandestini ad Ostia e l'apertura di nuovo centro di accoglienza a Civitavecchia, con l'obiettivo di trasformare il litorale romano in una grande Lampedusa
Il senso di questo iniziativa ci viene illustrato, con maggiori dettagli, da una nota congiunta di Roma ai romani e Forza Nuova che pubblichiamo per intero.


Siamo pronti ad incendiare il litorale. In questi giorni, 80 clandestini soni stati portati ad Ostia per far finta che i romani sono accoglienti, mentre un nuovo centro di accoglienza sta per essere aperto a Civitavecchia, con l'obiettivo di trasformare la cittadina in una Lampedusa laziale.
Parroci traditori, giornalisti venduti, politicanti e polizia non hanno capito che Forza Nuova e Roma ai romani non si fermano davanti a denunce e repressione. Ce ne freghiamo e andiamo avanti. Nei prossimi giorni, ci faremo sentire a Ostia e Civitavecchia. Siamo pronti alle barricate!
Siamo stanchi di questi "coccola clandestini" che stanno consegnato le nostre città ed i nostri quartieri agli immigrati. Roma e l'Italia si difendono fisicamente. Non siamo alla caccia di poltrone, ma pronti - da fascisti - a guidare la resistenza etnica e la lotta popolare per tornare ad essere padroni a casa nostra.
oggi la nostra Patria è in pericolo. Il dovere di ogni patriota è quello di innalzare le bandiere della rivolta. Sarà una calda estate ed un caldissimo autunno".
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