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Verso gli stati generali del centro destra in Campania,l'assenza dei Fratelli d'Italia

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(G.p)E' previsto per questa mattina, con inizio alle ore 10,30 presso l'Hotel Caracciolo, a Napoli, l'evento intitolato Libertà, meriti, diritti, verso gli stati generali del centro destra organizzato dai coordinamenti regionali di Forza Italia, Noi con Salvini, Movimento nazionale per la sovranità, Energie per l'Italia, Nuovo Psi, Rivoluzione Cristiani, Popolari per l'Italia e Direzione dell'Italia.
La giornata si articolerà in 3 diversi momenti di dialogo e di confronto. Si inizierà con un incontro tra le delegazioni dei partiti del centro destra, poi ci sarà un momento di confronto con i soggetti civici presenti sul territorio ed infine un momento di confronto e di ascolto con gli ordini professionali, le parti sociali, il terzo settore.
Alla giornata di dialogo e di confronto organizzata da Forza Italia, principale partito del centro destra non parteciperà Fratelli d'Italia Alleanza Nazionale.
Il motivo, tutto politico, di questa assenza, ci viene spiegato, con maggiori dettagli, da una nota diffusa alla stampa, da parte di Antonio Iannone, presidente regionale del partito guidato da Giorgia Meloni.
Nota che riportiamo per intero.

Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale in Campania è un Partito aperto al dialogo quando il confronto è vero e sui temi che riguardano la vita dei Cittadini, marchette e schemi politici triti e ritriti non ci interessano.
La scorsa settimana sono stato invitato a partecipare (da Forza Italia) ad un tavolo regionale di Coordinamento delle presunte forze del fantomatico centrodestra.
Ho partecipato per cortesia chiarendo che doveva essere solo un incontro informale per verificare eventuali condizioni per l'apertura di un dialogo.
Le mie perplessità hanno trovato subito conferma perché mi sono trovato al cospetto di un lavoro finalizzato ad una manifestazione spot da tenere il 17 Luglio 2017, con l'evidente scopo di dare un colpo d'ala alle difficoltà interne al proprio partito che vivono i dirigenti di FI.
Ho riferito con garbo che il tema necessitava di una verifica del Partito visto che si tratta di una questione di linea politica che abbisogna di chiarimenti ai massimi livelli (dopo il patto del Nazareno, il tentativo d'inciucio sulla legge elettorale, le uscite stucchevoli sulla leadership di Marchionne...ed altre bestialità di cui Forza Italia abbonda) ed una nostra pregiudiziale di compatibilità con semplici sigle presenti al tavolo.
Ho ricordato, inoltre, che Forza Italia non si era fatta promotrice di una tale iniziativa ne' alle regionali 2015, ne' alle Amministrative 2016, ne' alle Amministrative 2017. In queste occasioni un tavolo forse ci avrebbe consentito di limitare spaccature e spinte localistiche consentendoci risultati migliori attraverso soluzioni più opportune. Ho anche detto che il nostro problema non si può riassumere esclusivamente nella parola Unità (in alcuni comuni siamo andati uniti e comunque non abbiamo vinto) ma che la parola d'ordine doveva essere Credibilità (dove si propongono Sindaci autorevoli e programmi chiari con un lavoro che viene da lontano si vince). I tempi poi di realizzazione dell'iniziativa non consentivano una riflessione seria sui temi in modo da fare una sintesi sulle proposte (sanità, trasporti, lavoro, ciclo integrato dei rifiuti, urbanistica). Ho chiesto tempo anche per confrontarmi con tutta la classe dirigente della nostra regione, come sono abituato a fare pur senza rinunciare a decidere, ma ho trovato un muro. Per tre anni non ci si è mai visti ed ora si vuole compiere tutto in una settimana.
Raccogliendo questi fatti e perdurando le pregiudiziali ho rassegnato la nostra impossibilità ad essere dell'iniziativa. In attesa di chiarimento nazionale non confondiamo il consolato con l'ambasciata e andiamo avanti con le nostre attività di partito caratterizzate sui temi che Giorgia Meloni orgogliosamente interpreta.
Con tutti i Dirigenti campani portiamo avanti un duro lavoro che sosteniamo da anni, l'Unita' deve essere figlia della Chiarezza, in Campania non c'è centrodestra senza Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale che alle ultime Regionali ha riportato quasi il 6%.
Noi siamo un Partito e non una sigla satellite da consultare quando il bisogno interno a Forza Italia di qualche "Signorina Buonasera" e di qualche "Signor Si" lo richiede, non partecipiamo a manifestazioni spot prive di contenuto e confronti ma solo preconfezionate e pretestuose per affermare un ruolo di centralità auto-certificata in un centrodestra che, com'era tradizionalmente inteso, non esiste più: scelta chiara di campo, un Leader giovane, nuovo e scelto dalla base, Idee innovative e nette per affrontare i problemi del Paese. Questi sono i chiarimenti di merito e di metodo che attendiamo a livello nazionale. Solo dopo questo possiamo confrontarci a livello regionale mettendo da parte, tuttavia, coloro che ostinandosi a costruire sconfitte risultano essere i migliori alleati di De Luca. Le forzature generano solo iniziative sterili come testimoniano anche altre assenze di forze politiche che si sono aggiunte e si aggiungeranno alla nostra.

Bruno Vespa punge la Boldrini: Mussolini? Un grande urbanista.

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(G.p)Anche Bruno Vespa, popolare conduttore del talk show Porta a Porta punge il presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini che aveva ipotizzato niente poco di meno che l'abbattimento dei monumenti fascisti per non urtare la sensibilità dei vecchi partigiani e degli antifascisti, come ci racconta, il collega Francesco Cramer, con un interessante articolo, pubblicato su Il Giornale, storico quotidiano milanese.
Articolo che riportiamo per intero.
  

Anche Bruno Vespa punge Laura Boldrini. Motivo: l'ultima castroneria della «presidenta» della Camera che aveva ipotizzato l'abbattimento dei monumenti fascisti per non urtare la sensibilità degli antifascisti.
«Cosa che ha fatto la Germania, dove i simboli del nazismo non ci sono più», aveva aggiunto la Boldrinova, peraltro prendendo una cantonata perché è assolutamente falso. Ebbene, il babbo di Porta a Porta, di fronte a cotanta corbelleria, entra nel dibattito sul Ventennio e impugna il manganello: «Quale significato dobbiamo attribuire al rilancio del reato di apologia del fascismo e alla proposta di abbattere addirittura i simboli residui del regime, compresi alcuni edifici pubblici?», si domanda il giornalista. Sul Mussolini urbanista Vespa è limpido nella sua lectio alla Boldrini: «La stravagante proposta di abbattere i simboli architettonici del fascismo apre una questione dolorosa per i politici cresciuti in democrazia - scrive in un editoriale per Il Giorno - Mussolini è stato (purtroppo) l'ultimo urbanista di Roma e non solo. I maggiori ingegneri e architetti del tempo, poi in larga parte ricollocatisi nel Pci, si misero a disposizione del Duce per costruire 147 città e borghi. Nel 1938 Mussolini presentò il progetto dell'Expo 1942, l'Olimpiade della Civiltà che avrebbe dovuto mostrare al mondo la nuova grandezza di Roma». E ancora, un pizzico di storia della Capitale, probabilmente sconosciuta alla «presidenta» della Camera: «I lavori andarono avanti a un ritmo tale che dopo quattro anni, quando dovettero fermarsi perché la guerra andava male, era stato costruito l'intero quartiere dell'Eur, a cominciare dal Palazzo della Civiltà del Lavoro. Nacquero complessi di grande funzionalità ed eleganza come la città universitaria della Sapienza e gli attuali ministeri degli Esteri alla Farnesina e dell'Industria in via Veneto, arricchiti da opere dei maggiori artisti del tempo, generosamente finanziati dal ministero della Cultura popolare». Non solo Roma: che dire dell'Agro Pontino, ex palude totalmente bonificata dal regime? «La bonifica pontina procurò a Mussolini l'ammirazione internazionale («Potessimo fare noi quello che fa lui senza avere le rotture di scatole della stampa», sbottò uno stretto collaboratore di Roosevelt) - scrive sempre Vespa - Invece di pensare di abbattere i monumenti fascisti, dovremmo chiederci perché un quartiere fu costruito in quattro anni, mentre oggi nello stesso tempo non si riesce ad approntare un progetto di massima».
Il pungiglione di Vespa infilza anche la carne del piddino Emanuele Fiano che ha appena messo giù una proposta di legge per introdurre il reato che prevede «la reclusione da sei mesi a due anni per chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco». Vespa è basito: «La legge Scelba prevede multe e condanne fino a due anni di carcere per chi voglia ricostituire il partito fascista o ne esalti metodi ed esponenti. Quella legge è del '52, appena sette anni dopo la caduta di Salò» E quindi: «Ma se il parlamento di Scelba pensò di non punire la vendita di gadget fascisti, considerando fin da allora la Repubblica sufficientemente forte da sopportarli, dobbiamo farlo adesso?». Della serie: da un regime non democratico a un regime ottuso.

Al ministero dello Sviluppo registrati i marchi del fascismo: non possono essere processati

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(G.p)Il Duce, Littoria, Boia chi molla, il fascio littorio, l'aquila roma, non sono esclusivamente simboli e scritte riprodotte su souvenir in vendita in qualche negozio nostalgico, magari a Predappio, ma sono sigle e loghi depositati e registrati presso l'ufficio brevetti. Marchi utilizzabili per fini commerciali, come ci racconta il quotidiano Libero con un interessante articolo, che pubblichiamo per intero, che non possono essere processati in quanto marchi commerciali. Problemi ce ne potrebbero essere circa la detenzione di simili oggetti per cui si dovrà comprendere se si tratta di un semplice possesso di un oggetto oppure di un atto di propaganda ed in questo caso entra in funzione il margine di valutazione del singolo caso lasciato alla discrezionalità del giudice.




Boia chi molla, Dux, Il Duce, marchi con impresso il fascio littorio e l’aquila romana. Non sono solo simboli e scritte riprodotte su souvenir in vendita presso qualche bancarella o negozio nostalgico del regime fascista, ma sigle e loghi regolarmente depositati e registrati presso l’Ufficio brevetti e marchi del Ministero dello Sviluppo Economico, come emerge da una ricerca dell’Adn Kronos. Marchi utilizzabili per commercializzare gli articoli più disparati, dall’abbigliamento ai gadget, fino addirittura ai vini.
È soltanto di pochi giorni fa la querelle sulla proposta di legge per l’introduzione nel codice penale del reato di propaganda del regime fascista. Polemiche trascese negli insulti razzisti al promotore della legge, il deputato dem Emanuele Fiano. Lo stesso parlamentare non si sbilancia sul fiorire di marchi nostalgici nel registro del Ministero dello Sviluppo. "La mia intenzione - spiega - è sanzionare la propaganda di questa idea, non il semplice possesso di un marchio". Spulciando nel database del Mise, è possibile imbattersi in una serie di simboli legati al Ventennio, a partire dalla dicitura Il Duce, depositata nel 2001 da Alessandro Lunardelli per la classe di Nizza 33 (quella relativa alle bevande alcoliche) e approvata dal Mise nel 2005
Appartengono invece a Paolo Camporesi i marchi per prodotti vinicoli Bagnolo - la terra del Duce e La garitta del Duce, con tanto di aquila stilizzata. Boia chi molla, uno dei motti più emblematici del ventennio, è stato registrato nel 2011 da Michele Tessarolo per le classi 16, 18, 25 e 28 (ovvero prodotti di cartone, cuoio, abbigliamento e giocattoli). Sempre per la classe 25 è stata approvata, nel 2011, la registrazione del marchio figurativo Dux, composto da una scritta sovrastante un’aquila romana (Gianfranco De Bari è il nome del titolare del logo).
Un fascio littorio, un moschetto e un’aquila che spicca il volo sopra delle fiamme è invece il marchio della Biblioteca fascista del Covo, registrato nel 2014 da Marco Piraino. Nella ricerca spunta infine anche la scritta Littoria - nome con cui fu fondata la città di Latina in epoca fascista - ufficializzata a nome di Antonio Pennacchi nel 2004.
"La mia intenzione è sanzionare propaganda di questa idea, non il semplice possesso di un marchio", dice Fiano all’Adnkronos, aggiungendo: "Il tema è la propaganda: bisogna infatti capire con quale modalità vengono utilizzati questi marchi. Con la mia legge si lascia un margine di valutazione a chi dovrà giudicare" e infatti "la domanda è: si tratta del possesso di un oggetto o di un atto di propaganda? Io non voglio costruire un reato d'opinione. La sola proprietà - puntualizza - non è un atto di propaganda".

Il ritorno della Destra tra Fiano e le spiagge fasciste

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di Fabrizio Fratus
Fonte Il Talebano


Domenica 16 luglio, a Omnibus si è parlato di argomenti strettamente attuali come il fascismo; il conduttore Frediano Finucci (decisamente molto capace e sempre sopra le parti) ha condotto un dibattito per certi versi surreale ma molto interessante per altri. Tra gli ospiti, oltre al nostro Vincenzo Sofo lo storico Gian Enrico Rusconi, l’inviata della Rai Eva Giovannini, la professoressa Sofia Ventura.
L’impostazione è nota, da una parte chi, in un modo o nell’altro, cavalca la tesi voluta dal sistema dominante: i populisti non sono altro che neonazionalisti portatori di idee fasciste; in opposizione ecco solitario il populista passatista un po’ rozzo.

Spesso capita, in tv come nei dibattiti, di sentirsi definire populista o fascista, ove l’accezione negativa dei due termini li rende sostanzialmente equipollenti. Ovviamente non è solo una forzatura ma una volontà specifica per denigrare e delegittimare colui che ha posizioni differenti dall’opinione dominante. Vincenzo Sofo, ieri, è stato decisamente capace di presentare in modo chiaro e autorevole la posizione del laboratorio di idee del Talebano, è stato in grado di mettere in difficoltà gli altri ospiti che, con buona approssimazione si sono espressi all’unisono (tranne per un paio di uscite della Giovannini).

Nulla di nuovo, ma solo la constatazione che coloro che rappresentano l’ufficialità della cultura oggi non hanno capacità di analisi fuori dallo schema prestabilito. Solite analisi, idee e interpretazioni: nulla di nuovo, ripeto. La storia annovera “fatti” e interpretazioni, legittime se si articolano in un disegno organico di quanto accaduto nel passato. Ma su argomenti che vanno tra il 1914 e il 1948 è praticamente difficile potere presentare varianti dell’interpretazione ripetuta dai libri ed è talmente vero che solo nel 2002 nei libri di testo italiani si è cominciato a palare del dramma delle foibe dopo una “dirompente” azione militante di giovani milanesi.

Vincenzo Sofo ha spiegato ai due professori la differenza tra Nazione e Patria, ha fatto riferimento al pensiero tradizionale della “destra politica” che lotta da sempre per un’Europa dei popoli e non delle nazioni, ha presentato una posizione interpretativa differente su cosa siano il populismo, la Destra e la Sinistra. Ha spiegato come, a 30 anni, la questione “fascismo” non lo riguardi se non come fatto storico. Ha spiegato la Lega di Salvini in modo eccellente, non è caduto nelle provocazioni e al termine ha chiuso facendo presente quanto di più vero sta succedendo: "Viene imposta una discussione anacronistica sul fascismo per offuscare problemi reali e attuali come la progressiva scomparsa del lavoro e la crisi di un modello economico che sta impoverendo sempre più la popolazione".

Ma un ultimo commento va certamente agli altri tre invitati: la professoressa Sofia Ventura che a un certo punto, non essendo d’accordo con Vincenzo Sofo su nazione e patria attira l’attenzione del conduttore Frediano Finucci cercando di fare togliere la parola al giovane Talebano, il peggio è che nel finale chiude spiegando che la nazione è una costruzione e quindi dando ragione al “nostro”. Arriviamo al professore Gian Enrico Rusconi che spiega come l’uso delle parole di Sofo sia (in pratica) quanto successo in passato con l’arrivo del fascismo, cioè, a suo dire, una manipolazione del senso delle parole utilizzate per “costruire” differenti verità. Il riferimento è sempre alla distinzione fatta dal talebano sulla nazione e patria. Ma anche qui c’è l’errore grossolano del professore: la Nazione è un concetto moderno e nasce con lo Stato(nazionale) e il suo confine varia in forza della potenza diplomatica o militare (Vincenzo Sofo fa bene a richiamare alla cartina pubblicata dal Corriere della Sera dove si vede chiaramente come i confini sono fittizi e variano nell’arco della storia), mentre la Patria è un concetto completamente differente perché fa riferimento ai padri che lasciano ai figli la terra in cui hanno vissuto: la Patria è un concetto ideale e superiore alla Nazione, poiché i confini sono delineati dal senso di comunità e appartenenza e l’esempio fatto da Sofo è importante: lui, calabrese, ha usi e costumi, lingua e cibo differente da quelli dello stato nazione Italia; la nazione ingloba con la forza e impone un modello e l’Italia ne è un esempio. L’unità è stata imposta con la guerra, la lingua italiana con la scuola, usi e feste con le leggi. Chi è patriota ha un attaccamento alla sua terra e agli usi e costumi che gli ha tramandato la famiglia nei secoli. I patrioti, proprio per questo motivo, non possono assolutamente accettare lo ius soli, mentre un nazionalista lo può anche fare: essere cittadino di uno stato è un atto burocratico, essere figlio di una storia millenaria è una discendenza verificabile tramite genealogia.

Terminiamo ora con la bella Eva Giovannini (perché la bellezza va sempre apprezzata) che si scalda e prende le distanze in modo assoluto dopo che il bravo conduttore le ha fatto presente di come lei su alcuni punti sia in linea con Vincenzo Sofo… Non sia mai! Eccola allora proporre un intervento in antitesi rientrante nel suo recinto interpretativo: ci sono i bravi (globalizzatori, mondialisti, democratici etc. etc.) e ci sono i cattivi (populisti, patrioti e fascisti). L’attacco della Giovannini è ancora rivolto al concetto di patria in relazione all’attaccamento alla terra e al sangue facendo riferimento che i genetisti hanno spiegato come il sangue non ha sostanzialmente differenze tra i diversi popoli, come non lo hanno il DNA (aggiungiamo noi) ma – perché c’è sempre un ma – se la giornalista di Rai 3 ci dice questo perché non ci parla anche della memoria del DNA e ci spiega cosa è la mitopoiesi?

Il lavoro da produrre è complicato e lungo, grazie a ragazzi come Vincenzo Sofo molto è stato fatto e senza cadere nei tranelli del sistema noi de Il Talebano siamo fieri di essere portatori di Tradizione e innovazione nel pensiero e nell’azione.

Lo ius soli infiamma Padova, cortei di Forza Nuova e centri sociali: è guerriglia

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Cortei Ius soli scontri tra Forza Nuova e Centri sociali a Padova 17 luglio 2017
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(G.p)Centri sociali, Pedro in testa, Cobas,rete anti razzista da una parte, Forza Nuova dall'altra. Intorno alle ore 22 di un tranquillo lunedì d'estate, al culmine di una serata di tensione che ha visto i due gruppi scendere in piazza per due manifestazioni sullo ius soli, la polizia ha caricato il corteo dei centri sociali che si stava spostando dove era in corso la protesta di Forza Nuova, scesa in piazza per ribadire il proprio no al riconoscimento della cittadinanza per gli stranieri nati in Italia.
Il quotidiano on line Padova oggi, con un interessante articolo, che pubblichiamo per intero, ricostruisce la serata caratterizzata da due distinte manifestazioni sullo ius soli. Serata terminata, con scontri e manganellate che non si vedevano da tempo in città.


Tensioni, scontri, manganellate come non si vedeva da tanto tempo nelle piazze a Padova. Lunedì sera di guerriglia urbana in centro a Padova, dove attorno alle 22 è successo il finimondo. A fronteggiarsi la polizia e i gruppi vicini al centro sociale Pedro e alle sigle Cobas e Razzismo Stop.

FORZA NUOVA. Due i sit-in di protesta sullo ius soli organizzati lunedì sera. Da una parte gli estremisti di destra con Forza Nuova che si sono sistemato sotto la Prefettura per dire il proprio "No" al riconoscimento della cittadinanza agli stranieri nati in Italia. Dall’altra parte i gruppi vicini alla sinistra che si erano radunati in piazza Insurrezione con l’obbligo di non spostarsi. Poco dopo le 22, i centri sociali al grido di “Fuori i fascisti dalle nostre città”, si sono mossi per raggiungere Piazza delle Erbe. A questo punto la polizia ha caricato i manifestanti. Sono volate manganellate con duri corpo a corpo, lancio di fumogeni e altri oggetti contundenti. Alla fine sono tre i manifestanti e altrettanti i feriti.

PRESIDIO. "Nel corso degli scontri due compagni ed una compagna sono stati arrestati,- scrivono gli attivisti dei centri sociali nel loro canale di comunicazione indipendente Global project - il processo per direttissima si terrà domani, 18 luglio alle ore 11, al Tribunale di Padova dove si terrà un presidio per l’immediata liberazione."

GIORDANI. Duro l'intervento di Giordani e Lorenzoni sui fatti di lunedì sera. "Condanniamo ogni forma di violenza, non è per noi accettabile che Padova viva scene come queste. Le ragioni di una città, che tutti noi vogliamo aperta e lontana da messaggi di odio e chiusura come quella che abbiamo cominciato a costruire, devono essere difese esclusivamente con la forza della mobilitazione democratica, con la presa di posizione civica, con il coraggio della non violenza"chiudono Giordani e Lorenzoni - da ogni forma di violenza e continueremo a batterci per il dialogo nel solco della legalità».

BITONCI."Con i Civici al Governo della Città torna la "Guerriglia urbana" dei centri sociali - ha scritto l'ex sindaco su un post Facebook a margine degli scontri di piazza - Ora hanno anche gli "avvocati difensori" in consiglio comunale. #PadovaTradita#Vergogna #Noiussoli"


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Tre anni fa moriva Roberto Gentile: un ricordo del campione

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Tre anni fa, il 18 luglio 2014, moriva Roberto Gentile. Militante di Avanguardia nazionale e campione di rugby, protagonista di tante avventure sui campi di gioco e nelle piazze di Italia al fianco di Bruno di Luia. Lo ricordiamo qui con un messaggio postato da un suo giocatore su un sito di rugby:

È morto Roberto Gentile. Questo il messaggio che ha spezzato il mio/nostro pomeriggio di lavoro al Beach Rugby di Lignano Sabbiadoro. La prima reazione è stata il silenzio, poi si sono susseguite telefonate (tante) di ex compagni di squadra e amici, tutti in cerca di una risposta. Perché? Semplice, perché Roberto Gentile non può morire. Roberto Gentile è l’uomo degli allenamenti che durano cinque ore, di quelli fatti sotto la grandine perché, a detta sua, gli avversari certamente erano rintanati nello spogliatoio; Roberto Gentile è l’analisi video il sabato mattina, quattro ore per uno spezzone di partita di venti minuti, Roberto Gentile è il ritiro pre play – off sotto il sole della primavera romana (35° alle 14.00 del pomeriggio), così da abituarsi a giocare in qualsiasi condizione atmosferica; Roberto Gentile è la presenza sopra agli spogliatoi dell’Acqua Acetosa, con l’immancabile cappellino nero con su scritto “Molti nemici, molto onore”; Roberto Gentile è quello che se deve mandarti a fare in culo lo fa guardandoti negli occhi e, quasi sempre, nel bel mezzo di un campo da rugby (e con me lo ha fatto tante volte), Roberto Gentile è quello che, a campionato oramai vinto, aumenta il numero di allenamenti per tenere alta la concentrazione; Roberto Gentile è quello della sfuriata dopo una vittoria per 40 – 5, perché quella meta proprio non dovevamo prenderla; Roberto Gentile è “te ricordi quand’eri forte”; Roberto Gentile è “la colpa non è tua che lanci le touche storte, è la mia che ancora ti faccio giocare”, Roberto Gentile è l’amichevole contro l’Avezzano il giorno di San Patrizio, giorno in cui a Roma si giocava Italia vs Irlanda; Roberto Gentile è “voi trequarti andate a provare le giocate, mentre noi di mischia giochiamo un po’ a rugby”; Roberto Gentile è “facciamo l’ultima fatta bene e poi si va a fare la doccia”, ne provavamo almeno altre 30 di giocate; Roberto Gentile è quello che gli allenamenti all’Acqua Acetosa finiscono solo quando i custodi ci spengono i fari. Bhe Roberto la sai una cosa, il nostro rapporto allenatore/giocatore è stato tutt’altro che facile, ma ho apprezzato l’uomo, il rugbista e anche l’allenatore, quindi preferisco ricordarti così. Un saluto pieno di tristezza, perché con te se ne va una parte del mio rugby e dei tanti giocatori che hai avuto il piacere e il dispiacere di allenare.

Inneggia a Mussolini su Facebook, il prefetto denuncia il sindaco di Trenzano

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La Polizia Postale denuncerà il sindaco di Trenzano, piccolo comune della provincia di Brescia, per il post inneggiante al Duce ed al fascismo pubblicato sulla sua pagina facebook, come ci racconta, con un interessante articolo, il quotidiano milanese Il Giorno.
Articolo che riportiamo fedelmente 



Il sindaco bresciano di Trenzano Andrea Bianchi, che sulla sua pagina Facebook in polemica con la legge Fiano ha pubblicato un post inneggiante al Duce e al fascismo, sarà denunciato alla Polizia Postale. Lo ha comunicato il prefetto di Brescia Annunziato Vardè. Bianchi già in passato era stato denunciato per vilipendio allo Stato.

"Basta con questa storia degli antifascisti: nel 2017 il fascismo non esiste più, ma se gente come la Boldrini si definisce antifascista, io non posso che definirmi fascista per andare contro". Questo il commento di Andrea Bianchi, che ha poi aggiunto: "Non finirò in carcere per aver detto di essere fascista - ha replicato -. Lo Stato mi chiederà i soldi perché è l'unica cosa che vuole. Infatti un finto profugo può venire in Italia e attaccare lo Stato e la bandiera che non gli fanno nulla perché non ha soldi". Sulla sua pagina Fb aveva scritto: "Stato di m..., tornerà il fascismo, Non sopporto questa gente che vuole cancellare un pezzo della nostra storia. Mussolini ha fatto errori madornali come le leggi razziali, ma fino al '37 il fascismo ha portato grandi cose come la riforma sociale, previdenziale e del lavoro. Che facciamo - chiede il sindaco Bresciano - cancelliamo tutto?".

Il sindaco ha ammesso di aver ricevuto minacce dopo il post. "L'ultimo messaggio è arrivato sul sito del Comune da parte di una persona che mi augurava una veloce e dolorosa dipartita - afferma -. Ma ripeto io sono contro chi governa male questo paese e si definisce antifascista".

Imbrattata la targa di Giralucci e Mazzola. Silvia: non avrete la mia rabbia

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Mentre ieri sera qualcuno si pestava in piazza, ero in quartiere alla Sacra Famiglia, a parlare di autobus 18, marciapiedi, illuminazione, case di quartiere, giostrine per il parco degli Ulivi. Potrei dire che odio questa città e chi continua a violentarla, chi imbratta la targa di mio padre e chi mi accusa addirittura di averla imbrattata io. Ma no, non vi do la soddisfazione della mia rabbia. Continuo a fare quello che credo sia giusto. (Compreso lo Ius soli, sia chiaro)
Così stamattina Silvia Giralucci esprime il suo dolore sulla pagina facebook per l'ennesimo sfregio allamemoria di suo padree del brigadiere Mazzola, ammazzati dalle Brigate rosse nella federazione del Msi di Padova il 17 giugno del 1974. A rendere ancor più demenziale la vicenda la circostanza che Silvia ha coronato il suo impegno civile candidandosi ed essendo eletta il mese scorso al consiglio comunale di Padova, con una lista civica di sinistra, decisiva per strappare la città del Santo alla Lega e al centrodestra.

Anpi: 'Casapound a Barga non la vogliamo'

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(G.p)La partecipazione dei militanti lucchesi di Casa Pound alla raccolta di firme contro l'arrivo di altri migranti nel comune di Barga accompagnato dall'auspicio della nascita di nuove sezioni e nuclei militanti di Casa Pound in provincia ha detestato preoccupazione da parte di Giulio Strambi segretario della locale sezione dell'associazione nazionale partigiani d'Italia, come ci racconta, con un interessante articolo, il sito di informazione locale Serchio in diretta.
Articolo che riportiamo per intero.


Tutto nasce da una raccolta firme e dalle dichiarazioni dell'ex candidato sindaco di Lucca per Casapound Fabio Barsanti che aveva auspicato, alcuni giorni fa, la nascita in altri comuni della provincia di Lucca di nuove sezioni del suo movimento.

Due passaggi che all'Anpi non sono andati giù, come spiega il segretario della sezione barghigiana dell'Associazione nazionale Partigiani d'Italia Giulio Strambi in qualità di membro del direttivo e illustrando la posizione delle varie sezioni di zona. “La prima questione - dice Strambi - che ci preoccupa è una possibile espansione di Casapound nella Valle del Serchio. Infatti riteniamo che questo movimento in sé porti elementi che cozzano con la Costituzione perché ripresi dal Fascismo. In secondo luogo non ci è piaciuto il fatto che Casapound abbia dato il proprio sostengo alla raccolta firme contro l'arrivo di altri migranti nel comune di Barga.
Inizialmente – continua Strambi - avevamo notato la raccolta firme portata avanti dal consigliere di opposizione Mastronaldi e sostenuta da Fratelli d'Italia, Lega Nord e Forza Italia e non avevamo detto niente perché per quanto contrari, era un loro diritto farla. L'arrivo in campo a sostegno della raccolta firme anche di Casapound ci ha fatto preoccupare. Questa raccolta firme, merita ricordarlo, nasce per contrastare le parole pronunciate tempo fa dal sindaco Bonini, che sottolineava come dal punto di vista strettamente numerico, Barga avrebbe le potenzialità per accogliere un altro piccolo gruppo di migranti. Il fatto che ora anche Casapound partecipi all'iniziativa ci fa preoccupare. Per questo siamo intenzionati a contrastare l'arrivo di questo partito nella Valle del Serchio con tutti gli strumenti che ci mette a disposizione la Costituzione e nel rispetto della legge. Alla fine – conclude Strambi – uno degli scopi dell'Anpi è proprio quello di essere sentinella contro la ripresa di possibili forme di fascismo”.
Sul caso specifico della raccolta firme poi il coordinamento provinciale dell'Anpi e le sezione la sezione Barga, Mediavalle, Bagni di Lucca hanno spiegato: “Oggi siamo di fronte a un'escalation dei movimenti di estrema destra che ci riportano indietro nel tempo, un tempo che purtroppo il nostro Paese e non solo, ha già vissuto con la dittatura fascista. Sull'onda dei risultati elettorali europei e anche locali, assistiamo a metodi e parole d’ordine che non sono proprie della nostra Repubblica democratica. Si assiste, come già in passato, all'individuazione di un nemico, senza che sia realmente tale, sul quale convogliare tutte le 'diverse rabbie' dei cittadini, in gran parte collegate alla crisi economica e non direttamente ad esso. Il nemico – stigmatizzano dall'Anpi - è l’immigrato e la nostra paura devono essere i flussi migratori. Questo è un modo di far politica che allontana e lede la nostra democrazia. Con l’arrivo di persone che fuggono dalla guerra, dalle persecuzioni o dalla fame si evocano tragedie epocali e parole d’ordine spesso razziste senza che peraltro vengano messe in campo proposte attuabili. Il numero delle persone da accogliere proposte dalle Prefetture non è certo destabilizzante per le nostre comunità”.
“Barga - continuano i vertici dell'Anpi locale e provinciale -, un comune di circa 10mila abitanti che oggi accoglie 26 profughi in attesa di riconoscimento dello status di richiedente asilo dove potrebbero essere accolti, in base ai parametri di accoglienza, altre 11 persone non avrà certo paura di una percentuale dello 0,37 per cento o per meglio rendere l’idea di 1 persona accolta ogni 300 residenti. Barga, come quasi la totalità dei comuni della nostra Provincia, dettero e pagarono moltissimo nella lotta di Liberazione sia come lotta armata che come Resistenza Civile. Noi vogliamo ricordare coloro che combatterono contro il nazifascismo dichiararono le leggi razziali indegne di un popolo civile. Noi questo lo continuiamo a sostenere ieri ed oggi con parole e situazioni diverse ma sempre nell'affermazione e nel rispetto della Costituzione dove l’antifascismo non è contenuto solo nella XII disposizione ma in tutto il suo insieme.
Le sezioni Anpi – concludono gli esponenti della Valle e di Lucca e provinciali - propongono incontri con le istituzioni, sindaci e altri affinché in tutte le manifestazioni, le prese di posizione, le iniziative pubbliche, debba sempre emergere il particolare connotato del nostro sistema democratico che è quello di essere antifascista”.

I rimasugli di Lotta Continua vogliono piazzale Loreto per Pansa

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(G.p)Su Facebook la figlia del partigiano Pesce attacca il giornalista Giampaolo Pansa per il suo libro intitolato Bella Ciao, contro storia della resistenza edito da Rizzoli. La pagina degli eredi del settimanale Lotta Continua si riempie di minacce di morte del tipo fucilatelo, appeso a testa in giù e via discorrendo, come ci racconta il collega Alessandro Da Rold pubblicato sulle pagine del quotidiano La Verità.
Articolo che riportiamo per intero.

Certa gente va solo fucilata, scrive Stefano. Un biglietto del tram per Piazzale Loreto a questo individuo, glielo pago io, ribatte Franco. Il giorno che creperà, sbronza proletaria aggiunge Luciano. 
Andrebbe gambizzato come monito per le altre penne prostituite, conclude Riccardo.
C'è persino il comico Bebo Storti, candidato di Sel alle europee del 2009, a dire la sua. Venduto al miglior offerente, annusata l'aria di fogna della destra tornata al potere cambia bandiera e, dopo aver mangiato con la sinistra pasteggia al greppio da suini della destra che omino. Omen nomen Pansa, ben riempita.
Sono alcuni dei centinaia di commenti e insulti, molti dei quali meglio evitare di riportarli, a un post su Facebook di Redazione Lotta Continua, quasi 40 mila iscritti, contro Giampaolo Pansa, storico della resistenza, editorialista della Verità.
In un'anonima domenica pomeriggio di luglio capita che sulla pagina social del gruppo che si rifà esplicitamente al settimanale che fu di Adriano Sofri negli anni settanta vada in scena il linciaggio delirante ( e senza filtri) di un uomo che ha dedicato gran parte della vita a scrivere libri sulla parentesi più buia della storia italiana, ovvero quella legata alle responsabilità dei partigiani durante la fine della Seconda guerra mondiale, un totem di cui si fa ancora fatica a discutere a distanza di 70 anni.
Sono opere analitiche, documentate, su cui gli storici di destra e di sinistra continuano a confrontarsi, spesso in modo civile, ma che ancora oggi scatenano polemiche infinite, toccando il ventre molle di una certa Italia nostalgica di quegli anni.
Questa volta è un post su Facebook di Tiziana Pesce, figlia del comandante partigiano Giovanni Pesce, ex Gap, medaglia d'oro alla resistenza, a scatenare e risvegliare i brigatisti da tastiera.  Nel libro Bella Ciao, contro storia della resistenza, uscito nel 2014, Pansa paragona l'agire di Pesce, freddo e lucido esecutore, a quello delle Brigate Rosse.
Il dibattito è noto. Tocca pure l'attentato di via Rasella, 23 marzo 1944, che una parte degli storici considera atto di guerra, un'altra atto terroristico.
La figlia del comandante non ci sta e dà al giornalista del verme.
Giampaolo Pansa, nel suo ultimo libro( peccato ne abbia scritti altri cinque prima di questo) Bella Ciao, contro storia della resistenza, ha deciso di citare mio padre, parlando esplicitamente di terrorismo dei Gap, di cui mio padre sarebbe stato freddo e lucido esecutore e paragonando la sua azione a Torino contro Ather Capelli all'esecuzione di Casalegno da parte delle Brigate Rosse: "Gap, veterani di Spagna gelidi come il noto Pesce, che ne era il principale capo italiano insieme a Barontini.
Da li parte il linciaggio, con la pubblicazione di un post di un libro scritto proprio da Pesce, senza tregua, la guerra dei Gap.
A sorprendere nei commenti è che chi scriva non conosca neppure la storia di Pansa. Stiamo parlando di un giornalista che negli anni settanta era stato già preso di mira proprio dalle Brigate Ross, che uccisero il suo amico e collega del Corriere della Sera, Walter Tobagi, il 28 maggio 1980.
Fu Marco Barbone, il capo della 28 marzo, autore materiale del delitto, a raccontarlo ai magistrati: nella sua lista c'erano Pansa, Marco Nozza e Tobagi. 
Che poi gli attacchi arrivano dai figliocci di quella Lotta Continua che scatenò una campagna di fuoco contro il commissario Calabresi non fa che gettare un alone sinistro su tutta la vicenda.
Come scritto, la polemica sulla resistenza non è nuova dal momento che Pansa è ormai da anni accusato di revisionismo tanto da essere stato messo all'indice dell'Anpi, associazione nazionale partigiani d'Italia. Ma fa comunque una certa impressione notare come in tempi in cui si discute del rischio fascista di Casa Pound in pochi si accorgano che anche nell'estrema sinistra la brutalità nei commenti su Facebook non manca.
Forse in pochi se ne sono accorti in questi anni, ma Lotta Continua è rinata nel 2011 sulle ceneri dell'esperienza degli anni 70, quando il giornale si schierò con una feroce campagna contro il commissario di Milano, Luigi Calabresi, poi assassinato, accusato di essere il responsabile della morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli.
Sono passati quasi 50 anni, ma l'indole del settimanale che si può trovare on line e fino al 2016 anche in versione pdf, non è cambiata. Dobbiamo riappropriarci di una tradizione di lotta, riallacciare il filo spezzato dalla sconfitta epocale dell'autunno 1980.
Un'Italia rimasta agli anni settanta.


Napoli, no allo ius soli: Fratelli d'Italia lancia l'iniziativa popolare contro il provvedimento

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(G.p) I militanti partenopei di Fratelli d'Italia Alleanza Nazionale sono stati oggi protagonisti, a Napoli del lancio dell'iniziativa stop all'invasione per ribadire il proprio no allo ius soli dopo il rinvio della discussione forse dopo l'estate, e per rilanciare la legge taglia business fortemente voluta da Giorgia Meloni.
Alcune centinaia di napoletani hanno firmato la petizione popolare che sarà presentata in parlamento.
All'iniziativa svoltasi a piazza Garibaldi, luogo emblematico del disastro che l'immigrazione incontrollata sta portando nella città di Napoli hanno partecipato l'onorevole Marcello Taglialatela, Marta Schifone, del coordinamento cittadino di Fdi An e Roberta Salerno, esponente di primo piano di Gioventù Nazionale.
Il senso di questa iniziativa ci viene spiegato da una nota, diffusa dal coordinamento cittadino del partito guidato da Giorgia Meloni. Nota che riportiamo per intero.




Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale lancia l’iniziativa popolare “Stop all’invasione” per dire no allo Ius Soli e per rilanciare la legge “Taglia business” fortemente voluta da Giorgia Meloni. Si è tenuta oggi, a piazza Garibaldi, la prima giornata di raccolta firme per una petizione popolare che sarà presentata direttamente in parlamento. Nei prossimi giorni saranno previste altre tappe in diversi quartieri della città.
«Abbiamo scelto piazza Garibaldi come luogo simbolo per lanciare la nostra iniziativa – spiega il Deputato di Fdi-An Marcello Taglialatela – perché è un luogo emblematico del disastro che l’immigrazione incontrollata sta portando nella città di Napoli. Nei prossimi giorni ci saranno altre iniziative a Secondigliano, al Vomero, a Pianura ed in altri quartieri della città a dimostrazione che quella che noi riteniamo essere una vera e propria invasione non può essere più tollerata e tollerabile. Non ci accontentiamo – prosegue Taglialatela – della piccola marcia indietro del Governo che ha voluto rimandare a settembre il problema dello Ius Soli. Noi continueremo per tutto il periodo estivo a sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che, attraverso questa legge, si andrà a perfezionare un disegno criminale che ha avuto una prima parte con gli sbarchi pilotati. Con l’entrata in vigore di questa legge il nostro paese – conclude il parlamentare – rischia di diventare una enorme sala parto».
Alla manifestazione di piazza Garibaldi hanno partecipato, tra gli altri, Marta Schifone del coordinamento cittadino di Fdi-An e Roberta Salerno di Gioventù Nazionale.
«Il Pd è ormai a pezzi – ha affermato Marta Schifone – e la loro retromarcia dimostra quanto siano in cerca di consensi tra l’opinione pubblica. Ci stiamo mobilitando anche su Napoli perché la città è un crocevia fondamentale per il Mediterraneo. Vogliamo difendere Napoli da questa invasione e da chi, a fronte di un dramma che colpisce italiani e immigrati, si reca al porto esibendo striscioni e intonando cori di benvenuto contro persone che, probabilmente e loro malgrado, saranno utilizzate come manovalanza a basso costo da imprenditori senza scrupoli».
Roberta Salerno di Gioventù Nazionale punta il dito proprio contro il Governo:«Lo Ius Soli è una storiella che il Governo tira fuori ogni volta che deve distogliere gli italiani dai problemi reali del paese. Mentre il paese si dibatte tra una emergenza e l’altra, mentre in queste ore l’intera regione Campania è in balia di criminali senza scrupoli che appiccano incendi nei parchi naturali il Governo, in assonanza con la legge che vorrebbe imporre al paese, ci lascia definitivamente soli».

Quella rete di mercenari dietro le navi anti migranti della destra europea

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di Andrea Palladino
FonteFamiglia Cristiana



Si sono addestrati sulle Alpi francesi, con lezioni di autodifesa e geopolitica. Hanno alle spalle una rete internazionale, si riuniscono comunicando il luogo solo all'ultimo minuto e sono in grado di gestire raccolte di fondi cambiando conto e banca in poche ore.
Ed ora hanno una nave, presa a nolo da una società inglese di mercenari del mare, una “fortezza” galleggiante arrivata direttamente da Gibuti. Si chiamano “Generazione identitaria”, sigla della estrema destra europea, pronta a riportare in Libia i rifugiati raccolti a sud della Sicilia, con lo slogan “Defend Europe”. Con un programma preciso in mente: bloccare ogni forma di migrazione, respingere chi chiede asilo verso i paesi di provenienza, annullare tutti i visti ottenuti per ricongiungimento familiare. Programmi da destra dura e pura.
L'arrivo sul fronte sud delle migrazioni dei popoli che fuggono da guerre e sfruttamento economico della rete europea neofascista ha connotati inquietanti, che Famiglia cristiana ha ricostruito, seguendo le tracce dell'operazione “Defend Europe”.


Navi anti-migranti: le società implicate, gli interessi nascosti

La nave affittata dall'organizzazione “Generazione Identitaria”, che sta per varcare lo stretto di Suez, entrando nel Mar Mediterraneo, racconta un mondo complesso e pericoloso, fatto di mercenari e compagnie di sicurezza private, attive da almeno cinque anni nell'Oceano indiano. Si chiama C-Star, batte bandiera mongola ed è normalmente ancorata nel porto di Gibuti, il piccolo Stato al nord della Somalia. Secondo i registri navali appartiene ad un armatore di diritto inglese, la Maritime Global Service Limited, con sede a Cardiff, la capitale del Galles.
L'attuale rappresentante – e socio unico – è lo svedese Sven Tomas Egerstrom, 49 anni, a capo di un network di società specializzate in difesa privata. Il suo nome è collegato con la società britannica The Marshals Group, holding che riunisce – secondo il sito ufficiale - altre sei società, attive sempre nel settore della sicurezza.
Dall'Oceano indiano, dove le navi come la C-Star trasportano i mercenari armati in funzione anti pirateria, fino all'Ucraina, paese dilaniato dalla guerra civile, dove la Land Marshals prepara un “open day” per il reclutamento del personale. La bacheca della società sulla rete Linkedin contiene il profilo professionale di alcuni dipendenti, in buona parte ex militari ucraini e russi.

La C-Star è entrata a far parte della flotta di Egerstrom lo scorso marzo. Prima batteva bandiera di Gibuti ed aveva il nome di Suunta. Apparteneva ad un'altra società specializzata in sicurezza marittima privata, la Sovereign Global Solution, fondata dal francese Jerome Paolini e da Bruno Pardigon, uomo d'affari da anni residente proprio a Gibuti. Secondo un cablogramma diffuso da Wikileaks, Pardigon avrebbe dato supporto negli anni passati alla Blackwater statunitense, attraverso la sua precedente società, la Djibouti Maritime Security Services, per operazioni anti pirateria.
Jerome Paolini ha un passato di consulente del governo francese e definì la società di Gibuti creata insieme a Pardigon come “legata all'esercizio della sovranità” degli Stati. Secondo un rapporto del comitato sul controllo dell'esportazioni delle armidell'House of Commons del Parlamento inglese, la nave utilizzata da Generazione identitaria – quando si chiamava ancora Suunta – faceva parte di un elenco di “Santa Barbara galleggianti”. Si tratta di vascelli utilizzati come deposito di armi, che forniscono supporto logistico ai contractors nelle operazioni militari private antipirateria.
Dalla lotta alla pirateria al controllo dei flussi di migranti: solo un business
Dallo scorso gennaio la Sovereign Global ha annunciato di voler uscire dal settore della sicurezza antipirateria. Poco prima sul sito aveva reso nota la partecipazione ad una missione di recupero di migranti somali. Un cambio di strategia aziendale che potrebbe essere un indizio del futuro utilizzo delle società di mercenari nel controllo dei flussi di migranti. Le società di sicurezza marittima, che hanno operato soprattutto nell'area dell'Oceano indiano, con la riduzione ai minimi termini degli assalti del pirati somali hanno oggi la necessità di trovare nuovi fronti.

Brindisi, saluti romani e torta con croce celtica al compleanno dell’ex consigliere comunale Massimiliano Oggiano

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(G.p)Massimo Oggiano, ex consigliere comunale di Brindisi, un passato in Alleanza Nazionale ora vicino a Forza Italia, ha festeggiato il proprio quarantottesimo compleanno gustando un'ottima torta con croce celtica arricchita dalla scritta boia chi molla, tra saluti romani di amici e conoscenti. Al suo fianco, anche Massimo Ciullo, ex assessore comunale, candidato al Senato con Fratelli d'Italia, ex consigliere provinciale che alza fieramente al cielo il braccio destro come ci racconta il collega Andrea Tundo, con un interessante articolo, pubblicato da Il Fatto Quotidiano.
Articolo che riportiamo per intero.




Saluti romani con orgoglioso braccio destro teso. Una torta con croce celtica, scritte “Boia chi molla” – giusto per fugare ogni dubbio sulla declinazione dell’antico simbolo preso in prestito dal nazismo – e “Auguri Massimiliano”. Eccolo il compleanno con panna al sapor fascista di Massimiliano Oggiano, ex consigliere comunale a Brindisi fino al febbraio 2016 oggi molto vicino a Forza Italia.

Al suo fianco, diversi amici e parenti. Tra questi Massimo Ciullo, ex assessore comunale con Domenico Mennitti, candidatosi nel 2013 al Senato nelle fila di Fratelli d’Italia e oggi lontano dal movimento di Giorgia Meloni. È con lui che Oggiano – in passato anche in Consiglio provinciale – si mette in posa alzando fieramente al cielo il braccio destro. Del resto, basta scorrere la bacheca dell’ex aspirante senatore per capire quali siano i suoi riferimenti tra No Ius Soli, post di circoli e siti di “area”.
Tutto legittimo, per carità. Poi ecco quelle foto, saluto romano e torta con celtica, scattate nel corso della festa e condivise da alcuni invitati sui social network. Nei giorni in cui, tra l’altro, il dibattito sull’esibizione di simboli fascisti è caldo dopo il caso della spiaggia di Chioggia e il disegno di legge presentato da Emanuele Fiano.
Oggiano, 48 anni, gravita attualmente attorno a Forza Italia dopo un lungo passato in Alleanza Nazionale e un passaggio nei Cor di Raffaele Fitto. Nel maggio dello scorso anno, un suo movimento locale aderì a Forza Italia, proprio mentre sua moglie era candidata nelle liste forziste al consiglio comunale risultando la seconda dei non eletti. E, poche settimane dopo, partecipò attivamente alla presentazione del nuovo coordinatore provinciale.
Al 2015, invece, risale uno dei momenti più controversi della sua vita politica. Mentre era candidato alle Regionali nella lista Oltre con Fitto a sostegno di Francesco Schittulli, la Commissione Antimafia lo inserì nella “lista degli impresentabili”.
La sua presenza – che lui contestò duramente – era dovuta all’imputazione per concorso esterno in associazione mafiosa, accusa che l’ex consigliere ha sempre respinto dichiarandosi “innocente”. Il processo fiume, iniziato più di cinque anni fa, si era chiuso in primo grado con la sua assoluzione, ma la procura generale di Lecce ha impugnato la sentenza e negli scorsi mesi ha chiesto 6 anni e 6 mesi di reclusione.

Un saluto romano per Fiano. Sabato manifestazione a Trieste del Gruppo Unione Difesa

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Sabato 22 luglio con inizio alle ore 11,00 all'inizio del viale XX Settembre a Trieste il Gruppo Unione Difesa ha organizzato una manifestazione di solidarietà e di vicinanza politica con Militia, i cui militanti guidati dal leader Maurizio Boccacci, in data 13 luglio sono stati fermati dalle forze dell'ordine prima di dare vita ad una contestazione ad Emanuele Fiano, deputato del Partito Democratico e relatore di un ddl che chiede l’introduzione dell’articolo 293-bis del codice penale, puntando a punire «chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco».
Contestazione arricchita dalla presenza di uno striscione, immediatamente sequestrato, riportante la seguente frase Fiano contro di te il saluto romano, lunga vita ai camerati, viva il fascismo.
La manifestazione di Trieste è intitolato un saluto romano per Fiano. Il Gruppo Unione Difesa si schiera, senza se e senza con il movimento Militia, rimarcando la propria diversità politica e culturale  con l'esponente del Partito democratico considerato sostenitore dello ius soli e delle banche.


Arrestato in Kenia il superlatitante "nero" Carlo Gentile

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I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma, in collaborazione con il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP) della Direzione Centrale Polizia Criminale, hanno arrestato in Kenya, in un centro commerciale di Nairobi, Carlo Gentile, 51enne romano, ricercato dal 2015, perché ritenuto responsabile di due omicidi. Gentile, il cui nome era comparso nelle indagini sul "mondo di mezzo" di Massimo Carminati, proviene dal mondo della militanza giovanile neofascista. Attivista del Fronte della Gioventù nei primi anni 80 era stato arrestato a metà decennio '80 per una serie di rapine, con l'ipotesi che fossero di finanziamento per i latitanti e i detenuti dei Nar. Nel 1994, mentre era in semilibertà era stato nuovamente arrestato con l'accusa di aver partecipato a una rapina con altri detenuti semiliberi (due dei Nar, uno dei Nap). Gentile è accusato degli omicidi di Federico Di Meo, assassinato a Velletri e di Sesto Corvini, un imprenditore assassinato a Casalpolocco (vedi foto), commessi nell'arco di 15 giorni nell'autunno del 2013. In particolare, per l'omicidio di Federico Di Meo, lo scorso 12 luglio, Carlo Gentile è stato condannato all'ergastolo dalla Corte di Assise di Frosinone. In entrambi i delitti il mandante è un delinquente albanese e il complice di Gentile un killer pentitosi dopo l'arresto per un altro delitto

A Cardinale via Pino Rauti è un omaggio non un insulto

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Domenica 13 agosto Cardinale, comune di poco più di 2000 abitanti della provincia di Catanzaro dedicherà una via, a Giuseppe Umberto detto Pino Rauti,  uno dei suoi figli illustri,  giornalista e scrittore, particolarmente distintosi nel mondo della politica, fino a diventare segretario nazionale del Movimento Sociale Italiano Destra Nazionale, movimento politico per il quale è stato più volte eletto deputato della Repubblica dalla settima alla decima legislatura e per ben 2 volte parlamentare europeo nella terza e nella quarta legislatura.
A darci, in anteprima, questa notizia, è Natale Gaimo, storico militante missino, coordinatore meridionale di Fiamma Tricolore, movimento fondato da Pino Rauti nel lontano marzo del 1995 insieme ad altri esponenti missini che si opposero alla svolta di Fiuggi, con un post pubblicato sul suo profilo Facebook.
Post che riportiamo fedelmente.


Era il 6 dicembre del 2012 quando il nostro responsabile locale, Paolo Sergio MARRA, inoltrava al Commissario del Comune di Cardinale, a nome del Movimento Sociale-Fiamma Tricolore, la richiesta di intitolare una via del suo Paese natio a Pino RAUTI. Dopo anni di pressioni e delle solite "barricate" ideologiche messe in atto dagli squallidi personaggi che si richiamano alla pseudo-sinistra calabrese, oggi ci è giunta notizia che, probabilmente il giorno 13 agosto, potremo finalmente avere a Cardinale un luogo intitolato a questo Grande Uomo e Politico che vide sempre OLTRE!
Stiamo già organizzandoci per far sì che questo diventi un evento memorabile per Cardinale e per la Fiamma Tricolore!
Onore a Pino RAUTI!

Boldrini alla guerra dei nomi cancellato a Latina parco Mussolini

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(G.p) Il presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini ha scelto Latina, per commemorare il venticinquesimo anniversario della strage di via D'Amelio, dove persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta.
A Latina, infatti, l'appuntamento si è incrociato con l'importante decisione della giunta di centrosinistra della città pontina di intitolare ai giudici Falcone e Borsellino il parco principale della città, ufficialmente denominato parco comunale, ma de facto ancora chiamato da molti parco Mussolini, in omaggio alla prima intitolazione al fratello del Duce, Arnaldo, come ci racconta il collega Giuseppe Marino autore di un interessante articolo, che proponiamo per intero, pubblicato su Il Giornale, storico quotidiano milanese.



E alé, è andata: fascismo zero, politicamente corretto 1. Ancora una volta la democrazia è salva grazie all'eroina della resistenza toponomastica.
No pasaran! L'intrepida Laura Boldrini è piombata ieri alla cerimonia di intitolazione del parco comunale di Latina, nella tana del nemico nazifascista. «Del resto - ha ricordato alla folla dei fan, mentre i fischiatori erano contenuti da un cordone di polizia - sono stata anche a Casal di Principe, dove si pensava che succedesse chissà cosa e invece...». E invece niente: nessun mafioso l'ha insidiata e così anche ieri a Latina non l'ha assalita nemmeno drappello di camice nere. Solo una piccola folla inferocita perché ieri la presidente della Camera è venuta a Latina a fare esattamente ciò che aveva smentito: «Mai detto di voler abbattere i monumenti e i simboli fascisti, è la macchina del fango», è qui la voce le è salita di tono come da istruzioni appuntate su un pugno di fogli in cui il discorso era scandito da penna blu e rossa. E alla fine è davvero cambiato il nome di un luogo simbolo di una città fondata dal regime fascista. La cerimonia di ieri ha infatti sancito il cambio del nome del parco comunale di Latina, da «Arnaldo Mussolini» a «Falcone e Borsellino».

Un delitto perfetto. Con la complicità del sindaco di Latina Damiano Coletta, Laura Boldrini continua così ad alludere con ambiguità alla cancellazione dei simboli fascisti, riesce a farne fuori uno davvero piccolo piccolo, e così fa contenti i suoi fan, il popolo di sinistra più nostalgico e conservatore, ancorato al vecchio mantra dell'anti fascismo, l'unico che ancora potrebbe elargire qualche voto indispensabile a una presidente della Camera in cerca di collocamento. Oltretutto l'obiettivo è ottenuto senza alimentare la tesi scivolosa della demolizione dei simboli del Ventennio. Ufficialmente, spiega Dario Bellini, il capogruppo della lista civica che sostiene Coletta a Latina, «non si può dire nemmeno che sia stato cambiato il nome del parco, perché è stato intestato al fratello di Mussolini solo per pochi anni dal 1938 al 43». Poco dopo anche la città, su pressione degli americani, e per volontà di un podestà particolarmente pronto a cambiare bandiera, mutò nome da Littoria a Latina. Negli anni l'allora sindaco Ajmone Finestra, ex repubblichino, mette nel parco una targa col nome del fratello del duce, ma non cambia l'intitolazione all'anagrafe. Il sindaco attuale, primo non di destra a Latina, dal 1993, coglie l'occasione per un momento di visibilità e per pagare un tributo politico allo sgangherato schieramento politico di Giuliano Pisapia, cui Coletta, dopo aver vinto una battaglia civica, senza colori politici, avrebbe deciso di far approdare il proprio movimento locale. Un parco val bene una messa in piazza Santi Apostoli a Roma, dove il sindaco Coletta compare alla manifestazione di «Campo progressista». La Boldrini ci mette il suo imprimatur. L'aspetto triste colto da alcuni dei contestatori, perquisiti a uno a uno col metal detector come allo stadio mentre urlavano «Littoria, Littoria», è che per ottenere questi microscopici obiettivi di visibilità politica, si usa come paravento la mafia e i 25 anni della morte di Falcone e Borsellino. Boldrini sciorina tutto il suo repertorio, ci mette dentro ovviamente anche la violenza contro le donne, la lotta alla mafia e al fascismo «che è la stessa cosa». Non cita mai Mussolini, ma ricorda che «l'apologia di fascismo è reato». Come se il nome di un parco possa essere roba da codice penale. E allora perché non, ad esempio, il Palazzo M di Latina? E pazienza se Boldrini dimentica che senza il fascismo, Latina, nata nel 1932 dalla bonifica dell'Agro pontino, non esisterebbe. Nel frattempo si spengono le luci sul parco e il suo prato totalmente secco. Il sindaco, prima di pensare al cambio di nome, si era dimenticato di farlo potare. Il verde, vittima collaterale di un'altra vittoriosa battaglia contro il fascismo.

Antonio Pennacchi, a Latina metterei un cartello: già Littoria.

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(G.p)Il collega Giuseppe Marino, dalle colonne de Il Giornale, storico quotidiano meneghino intervista lo scrittore Antonio Pennacchi che sulla questione Parco Arnaldo Mussolini non fa sconti né alla destra di governo che per un ventennio ha mal governato il nostro paese ma nemmeno a chi, come il presidente della Camera Boldrini è ossessionato dalla cancellazione della memoria storica.
Intervista che riportiamo per intero.

Io glielo avevo detto ai fasci quando governavano Latina: mettete un bel cartello grosso "Canale Mussolini". Mica l'hanno fatto. E ora fanno casino per il Mussolini di serie B. Il fascio comunista Antonio Pennacchi non fa sconti ai fasci e basta, ma nemmeno a chi è ossessionato dalla cancellazione della memoria storica. I suoi romanzi sull'epopea dell'agro pontino hanno fatto il giro del mondo ma prima del Premio Strega e del successo internazionale aveva pubblicato un magistrale libro reportage Fascio e martello (Ed Laterza) che narra il suo viaggio alla scoperta dell'architettura fascista. O meglio alla riscoperta, perché grazie a questa ricerca, ora sappiamo che le città del Duce non sono 12, come si credeva, ma 147. E Pennacchi è vissuto e cresciuto a Latina.
Lei è un artista della lite, un maestro bastian contrario. Non mi dica che le sta bene questa di cambiare nome al parco di Latina?
Ma chi se ne frega del parco Arnaldo Mussolini. Non si chiama più cosi dal 1943. E poi quello era il Mussolini di serie B, un personaggio controverso, coinvolto nel delitto Matteotti e pure nella liquidazione della compagna di Mussolini, Ida Dalser, che diede al Duce un figlio, Benito Albino. E finì chiusa in manicomio.
Quindi la Boldrini fa bene a voler cambiare i nomi del Ventennio e cancellare simboli e monumenti?
Macché. Se dice cosi sbaglia, come sbaglia dicendo che in Germania hanno cancellato i simboli nazisti. Però mi pare che abbia smentito. Comunque non la trattate troppo male la Boldrini, non che mi stia simpatica quando fa la bocca culo de gallina, però è stata una forte quando stava all'Unhcr. E poi i fascisti di Latina è inutile che ora fanno casino con il parco Mussolini. Se hanno perso le ultime elezioni è perché hanno governato male Latina. Se vogliono criticare il sindaco lo facessero sulle cose serie, che pure ci sarebbero. Alle amministrazioni precedenti, quando io gli dicevo che a vedere il Canale Mussolini venivano da tutta Europa, dalla Danimarca, dalla Svizzera, e insistevo per mettere un cartello, mica lo hanno fatto. Non capiscono che così si attraggono i turisti.

Dunque, Parco Mussolini a parte, che facciamo con l'eredità del Ventennio?
Cancellare la memoria non ha senso. Magari poteva averlo all'indomani della guerra, ma oggi che vordì? Mica se pò butta giù il palazzo M di Latina. Fa parte della nostra storia. E anche il Canale Mussolini, la gente qui lo chiama cosi, mica dicono andiamo al collettore delle acque alte come c'è scritto sul cartello che c'è ora. Io sarei d'accordo anche con mettere all'ingresso di Latina un cartello che specifica già Littoria.

Però è una polemica molto di moda, politicamente riscuote un certo successo.
E' una polemica insensata. E ancora peggio è la legge Fiano. E' una stronzata assoluta. Le leggi sui reati d'opinione possono avere senso sotto le dittature, non in una democrazia. Se uno parla solo, fa illazioni, che vuoi punire? Se invece commette atti di violenza, allora si lo devi gonfiare di botte.
Dunque questa storia è un tema da archiviare?
Queste questioni vengono sempre strumentalizzate. Inclusa quella ebraica. Chiedete a Veltroni: è lui che ha fatto abbattere un monumento a Roma. La teca dell'Ara Pacis che era stata progettata dall'architetto Morpurgo per far posto a quella di Richard Meier. E Morpurgo era ebreo.


Non c'è mafia nella Capitale. Procura sconfitta ma pene severe: 20 anni a Carminati, 19 a Buzzi

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++ Mafia Roma: Carminati condannato a 28 anni ++ (ANSA) - ROMA, 20 LUG - Massimo Carminati e' stato condannato a 28 anni al termine del processo a mafia capitale. La X Corte del tribunale di Roma ha accolto le richieste della Procura, riconoscendo l'ex Nar come capo dell'associazione mafiosa che avrebbe condizionato la politica romana.(ANSA). GUI-Y13/LAL 20-LUG-17 10:14 NNNN
++ Mafia Roma: Carminati ... +++ ANNULLAMENTO +++ ++ (ANSA) - ROMA, 20 LUG - +++ ATTENZIONE +++ Si prega di annullare la notizia dal titolo ++ MAFIA ROMA: CARMINATI CONDANNATO A 28 ANNI ++ delle ore 10.14, perche' andata in rete per errore.(ANSA). RED 20-LUG-17 10:19 NNNN

Una sentenza già scritta quella di condanna per Massimo Carminati, evidentemente. Perché mentre era ancora in corso la camera di consiglio con la lettura  fissata alle 13 per consentire al difensore del principale imputato di assistere, essendo impegnato in mattinata in un'altra udienza qualcuno all'Ansa ha messo in rete il lancio già pronto con quasi tre ore di anticipo costringendo poi la principale agenzia di stampa italiana a una clamorosa marcia indietro.
Un'anticipazione peraltro sbagliata: Carminati è stato condannato a 20 anni, Buzzi a 19 anni. Pene severe ma la Procura non può cantare vittoria: a Roma non c'è la Mafia. La condanna è per associazione a delinquere, non per l'associazione mafiosa e così per tutti i principali imputati sono scattati 7-8 anni di sconto.
Il giorno del blitz, nel dicembre 2014, fummo i primi a contestare l'accusa di mafiosità, in un'intervista al Secolo d'Italia e all'Adn Kronos. La Corte ci ha dato ragione, ma per limitare la frustrazione della Procura sconfitta ha poi incasato la mano con le pene comminate:

“Ma quale fasciomafia, questo è affarismo cialtrone, delinquenziale”. A denunciare la bolla mediatica che si sta costruendo sull’inchiesta “mondo di mezzo” è Ugo Maria Tassinari, giornalista che da anni indaga il mondo della “fascisteria” e dà voce anche a realtà e gruppi censurati e tenuti fuori dai circuiti informativi canonici. Il blogger Tassinari alla tesi della cupola non ci crede e ritiene che si stia facendo molto “colore” sulle ultime, sensazionali, cronache romane ...
Per Mirko Coratti, ex presidente del Consiglio comunale di Roma ed esponente del Partito democratico, 6 anni di carcere, due anni più rispetto a quelli richiesti dai pm del pool Antimafia. Per Luca Gramazio, ex consigliere regionale Pdl, la pena è di 11 anni. Dieci anni a Franco Panzironi, ex ad dell'Ama. Riccardo Brugia a 11 anni. Luca Odevaine, ex componente del Tavolo di coordinamento nazionale sui migranti del Viminale, è stato condannato a sei anni e sei mesi. Tuttavia i giudici, ritenuta la continuazione rispetto alla pena già inflitta da due precedenti sentenze, hanno determinato la pena nella misura complessiva di otto anni di reclusione. Cinque anni a Andrea Tassone, l'ex presidente municipio di Ostia ed esponente del Pd. Fabrizio Testa è stato condannato a 11 anni. Cinque gli assolti: Giovanni Fiscon, l'ex sindaco di Castelnuovo di Porto, Fabio Stefoni, Giuseppe Mogliani, Salvatore Ruggero e Rocco Rotolo.

Mafia capitale, la sconfitta della Procura

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La sentenzadel Tribunale di Roma, X penale, nel processo Mafia Capitale  è molto chiara: a Roma non c'è la mafia. Poi, ovviamente, con un meccanismo tipicamente italiano, hanno incasato la mano con le pene comminate per associazione a delinquere e corruzione. Ma la sconfitta politica e culturale della procura di Roma è evidente: non passa il principio che senza intimidazione fisica e apparato militare ci può essere associazione mafiosa. Si tratta, come abbiamo detto dal primo giorno, di una banda affaristico criminale politicamente trasversale in cui ci sono "fascisti" (Carminati, Brugia, Gramazio, anche se sulla posizione di quest'ultimo bisognerà capire bene la motivazione) e "comunisti" (Odevaine, Coretti e gli altri esponenti pd). Poi, come è auspicabile, arriverà l'appello a mitigare le pene francamente abnormi per i reati riconosciuti. Ma sembra, e lo spiegava bene Carlo Bonini, grande inviato della Repubblica, nella diretta Sky tg24, che a Roma sia prassi lo sconto di pena in secondo grado. A giusta ragione Massimo Carminati ha chiesto al suo difensore: ora quando mi tolgono dal 41 bis? Ecco: quando?
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